Napoli's Italian forward Lorenzo Insigne (2ndR) holds off Napoli's Senegalese defender Kalidou Koulibaly (R) as referee Paolo Mazzoleni (4thL) argues with Napoli's Belgian forward Dries Mertens after Koulibaly received a red card during the Italian Serie A football match Inter Milan vs Napoli on December 26, 2018 at the San Siro stadium in Milan. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP) (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
Inter-Napoli non finisce più: Mattia Grassani, avvocato del club presieduto da Aurelio De Laurentiis non usa mezze misure per definire quanto accaduto al Meazza durante l’ultimo turno di Serie A. Il legale del Napoli parla di “partita falsata” e di “credibilità del campionato minata” dagli insulti razzisti nei confronti di Koulibaly. “Ci prenderemo del tempo per studiare il da farsi. Probabilmente faremo ricorso per le due giornate di squalifica inflitte ad Insigne, così come per la squalifica di Koulibaly nata dall’applauso all’arbitro”, dichiara Grassani a Radio Kiss Kiss. E poco importa se in realtà ad Insigne – regolamento alla mano – è andata anche di lusso perché la doppia scorrettezza (insulti all’arbitro e fallo di reazione nei confronti di Keita) gli sarebbe potuta costare almeno un paio di giornate in più.
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L’avvocato difensore del Napoli non ha dubbi nel dire che la partita del Meazza fosse da sospendere, perché Koulibaly è stato evidentemente influenzato a suo dire dagli insulti, nonostante prima dell’espulsione fosse indiscutibilmente il migliore in campo. “Il regolamento parla chiaro: la partita andava interrotta. Come ha affermato anche il procuratore federale Pecoraro, andava interrotta come da regolamento, che in parte non è stato applicato, così come il buon senso da parte di Mazzoleni. La partita è stata falsata dall’atmosfera. Nonostante gli ululati fossero chiari – insiste – , la gara è proseguita, ma un’interruzione sarebbe stato un segnale forte. Se si fossero presi provvedimenti già nel primo tempo, forse quegli imbecilli non avrebbero continuato e Koulibaly non avrebbe chiesto la sospensione. Credo che sia stata minata la credibilità del campionato, dando un’immagine pessima del nostro calcio: gli stadi non possono essere considerati luoghi dove la gente va per divertirsi”.
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Il fenomeno va effettivamente affrontato di petto, ma sospendere le partite o addirittura il campionato vuol dire fornire agli imbecilli un’arma in più per condizionare lo sport. Inascoltata, fin qui, la proposta della Juventus di individuare i responsabili (ovviamente andrebbero ammodernati gli stadi alla stregua dell’Allianz Stadium) e allontanarli dalle curve piuttosto che punire interi settori o peggio ancora intere tifoserie. A nulla servirebbe lasciare il campo come paventato da Carlo Ancelotti dopo la partita contro l’Inter: il Napoli perderebbe la partita a tavolino e sostanzialmente fornirebbe un’ulteriore arma di ricatto agli ultrà. “Quando ho sentito le sue parole – dice Grassani sulle esternazioni del tecnico azzurro – mi sono quasi commosso, quasi come se volesse far intendere di farsi giustizia da soli se chi è preposto per la regolare disputa dell’incontro non fa il suo compito. I presupposti per abbandonare il campo c’erano, ma tutto ciò è da maneggiare con cura: se l’arbitro e gli avversari restano sul terreno di gioco, c’è il rischio di perdere l’incontro per 3-0 a tavolino”. Ed è questo il motivo per il quale, molto probabilmente, il Napoli non ha abbandonato il campo a Bergamo (risultato favorevole) e a Milano (risultato in bilico): qualora fosse stato sotto nel punteggio, sostengono in tanti, sarebbe stato più facile lasciare il terreno in segno di protesta.
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