Franco Ordine su Il Giornale sottolinea l’inizio non proprio entusiasmante dell’era Fonseca in casa Milan. “Accoglienza gelida, appena qualche famigliola davanti agli uffici di casa Milan e un contestatore isolato con cartello in latino («fino a quando dunque, Cardinale, abuserai della nostra pazienza»). Tutto il management – da Franco Baresi a Furlani – schierato in prima fila. Il primo giorno di Paulo Fonseca in rossonero è cominciato così. Prima di sottoporsi alla sequenza delle domande è passato dal museo del Milan e Ibra, non a caso, gli ha segnalato che «c’è spazio per nuovi trofei». Ecco lo sforzo principale compiuto da Fonseca. Portoghese sì ma con un ma («sono diverso da Mourinho»), guidato da Ibra e dalla comunicazione del Milan. Parlare un linguaggio gradito alla platea dei tifosi. Non a caso i due sostantivi ripetuti più volte dal portoghese (sulla giacca il distintivo dell’Ucraina in omaggio alla moglie Ucraina, ndr) sono stati: ambizione e responsabilità. Sono le sue colonne d’Ercole prima di intraprendere un lungo e impegnativo viaggio, scandito da scetticismo diffuso e dal peso di guidare «un club universale». «Sono io che devo convincere i tifosi» è il suo bigliettino da visita. «Non possiamo scappare dalla realtà di dover competere per lo scudetto» l’altra ammissione prima di puntare sull’identikit del suo prossimo Milan”.
“Poi c’è la spina nel fianco: il mercato ancora fermo. E qui si capisce quasi tutto, l’identità dei mister x e i silenzi di facciata. Per Fonseca «il centravanti è la priorità». Confermata da Ibra che promette una soluzione a breve e che cancella però dall’agenda la candidatura di Zirkzee («è il passato») e il suo procuratore Kia («ci sono procuratori che risolvono problemi e procuratori che creano problemi, io non sono deluso»). Si aspetta la fine dell’Europeo per avere il sì dello spagnolo. «Sappiano quello che vogliamo» è la conferma di Fonseca. Idee chiare? Eccole: Morata più un difensore e un centrocampista di caratteristiche difensive. «Ma nel frattempo deve uscire qualcuno» aggiunge Ibra e sembra di riascoltare la stessa spiegazione di Adriano Galliani. Diverso è di sicuro il metodo adottato dal Milan di Ibra. Per esempio con Origi e Ballò Tourè, fuori dai piani milanisti, convocati sì «ma con Milan futuro» tuona Zlatan. Oppure nei confronti di Theo Hernandez: «Lui è di Milan, famiglia sta bene qui, con gioco di Fonseca andrà anche meglio»”.
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