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Sacchi: «L’Inter non parte battuta col City, bisogna riconoscere i meriti di Inzaghi»

L’ex allenatore del Milan, Arrigo Sacchi, è intervenuto sulla finale di Champions League che giocheranno Inter e Manchester City

Intervenuto sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato così della finale di Champions League che si disputerà ad Istanbul tra Inter e Manchester City, soffermandosi sulle speranze e sui meriti dei nerazzurri.

LE PAROLE –: «L’Inter può sperare che il City non affronti la sfida a quei ritmi forsennati, che non si muova senza palla come ha fatto contro il Real, che non aggredisca gli spazi, ma immagino che Guardiola tenterà di riproporre il medesimo canovaccio perché vorrà dare un’impronta precisa e decisiva alla partita. L’Inter non parte battuta. Tutt’altro. Aggiungo un dettaglio: se qualche mese fa, per ciò che stava mostrando in campionato, l’Inter aveva poche possibilità di salvare la pelle, adesso invece le opportunità le ha e non credo che siano poche. Questa crescita, nella quale bisogna riconoscere i meriti di Inzaghi, ha portato i nerazzurri a eliminare prima il Benfica e poi il Milan. E sempre con pieno merito. E di fronte a una squadra che vince con merito bisogna sempre levarsi il cappello.

L’Inter arriva alla finale di Istanbul al top della condizione. Parlo di condizione atletica, ma anche psicologica. I nerazzurri hanno una rosa ampia e competitiva, i giocatori sono esperti e hanno ottimi valori tecnici. Insomma, stiamo parlando di una signora squadra. Se il City ha ricambi di grande spessore, anche l’Inter non scherza: Brozovic e Lukaku non sono partiti titolari nelle ultime due gare. Credo di non sbagliarmi se dico che sarà una bella partita e che il risultato non è per nulla scritto, nonostante molti abbiano ancora negli occhi la stupenda prestazione del City. L’Inter ce la può fare soprattutto se avrà in testa le tre qualità fondamentali che servono per raggiungere il successo: altissime motivazioni, grande spirito di squadra e un gioco all’altezza della situazione che, come un filo invisibile, tenga sempre legati i calciatori e non li faccia mai sentire soli. In questo modo si può produrre spettacolo, si può essere innovativi e si può regalare divertimento alla gente».

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Redazione F

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