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Sommer e quel un retroscena sorprendente su Inzaghi

L’estremo difensore svizzero si è raccontato nel corso di un’intervista a Blick in cui ha svelato alcuni lati nascosti non solo suoi.

Yann Sommer è senza dubbio uno dei protagonisti del presente interista: le sue abilità in porta ma soprattutto nella costruzione dal basso sono tra le migliori armi a disposizione della squadra di Inzaghi. Lo stesso portiere svizzero ha spiegato quanto sia coinvolto nello sviluppo dell’azione dell’Inter, sottolineando il suo contributo alla manovra. Ha raccontato di non avere mai momenti di pausa durante la partita, dovendo gestire il pallone con i piedi in molte situazioni. Ha descritto questa responsabilità come un compito che richiede attenzione continua e grande concentrazione mentale. Il suo stile di gioco si è adattato perfettamente alle richieste della squadra, che costruisce spesso dal basso, affidandosi alle qualità tecniche del suo estremo difensore. L’ex Bayern Monaco è tornato in campo a tempo di record dopo la frattura al pollice: nel frattempo il suo secondo Josep Martinez ha giocato molto bene, sollevando più di qualche dubbio sulle attuali gerarchie.

L’importanza della difesa e i numeri in Champions

Sommer ha poi ammesso di non pensare troppo ai pochissimi gol incassati dall’Inter in Champions League: ha affermato che i numeri sono sicuramente positivi, ma che il risultato finale dipende sempre dallo sforzo della squadra nel mantenere l’equilibrio difensivo. Anche se il livello raggiunto l’anno scorso è stato difficile da replicare, ritiene che il lavoro fatto finora abbia garantito prestazioni di alto livello. Questa solidità ha permesso all’Inter di affrontare le partite europee con maggiore sicurezza, consapevole della propria organizzazione tattica.

Il legame con Inzaghi e la sua passione in panchina

Tra i vari temi toccati, non è mancato un commento su Simone Inzaghi. Sommer ha raccontato un aspetto curioso del tecnico nerazzurro, sottolineando quanto sia difficile per lui restare fermo durante i novanta minuti. Lo ha descritto come un allenatore che vive ogni azione con grande trasporto, quasi desiderando essere in campo insieme ai suoi giocatori. L’energia mostrata in partita contrasta con l’atteggiamento più sereno negli allenamenti, dove preferisce lavorare con precisione e calma.

 

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