La Gazzetta dello Sport di oggi ipotizza 3 scenari per l’estate della Juventus, partendo da un elemento definito dall’amministratore delegato Maurizio Scanavino nel suo ultimo intervento: essendo la situazione economica della società «da gestire», occorre fare cassa e anche in modo sostanzioso, facendo i conti dei mancati introiti di Champions League. Per il 2023-24 è necessario rientrare di milioni e le strade possibili sono: 1) vendere Vlahovic a 70 più una serie di esuberi di ritorno (McKennie, Kulusevski e giovani in prestito); 2) aggiungere ai 70 dell’attaccante serbo i 40 di Chiesa; 3) mettere insieme i due ex della Fiorentina e aggiungere ancora uno o più giovani nel pacchetto, scegliendo tra Miretti, Iling e Rovella. Ovviamente, così facendo, si andrebbe oltre quota 100, cosa che oltre a colmare i problemi di bilancio potrebbe garantire qualche operazione in entrata. Osservando la TopTen delle quotazioni di mercato – siamo nel campo del virtuale, come sempre – la situazione è però migliore di quella delineata.
Sia Vlahovic che Chiesa sono infatti considerati giocatori che valgono di più di quel che si è scritto oggi. E se l’obiettivo fosse appunto quello delineato di arrivare a 100 milioni, “basterebbe” aggiungere al serbo il centrocampista americano McKennie. Chiaramente la teoria è una cosa, la pratica del mercato è un altro. Ma sarebbe bene per la Juventus cercare di non stare troppo lontani da queste ipotesi valutative. Partendo da un assunto banale o ovvio, ma che un peso ce l’ha: Dusan ha sbagliato un anno, certamente, la sua mancata esplosione può avere generato dubbi sulla sua effettiva consistenza tecnica. Però stiamo parlando di un giocatore di 23 anni, che ha il tempo per rifarsi e che in taluni momenti ha offerto anche a Torino la sensazione di folgoranti giornate, alle quali non è riuscito a dare seguito. Qualcuno che voglia scommettere sulla possibilità di ritrovare la continuità perduta sicuramente c’è, anche a quelle cifre, soprattutto se pensiamo a certi campionati ricchi e spendaccioni. Insomma, per dirla in una sintesi estrema: la Juve può tentare di non “svendere”, soprattutto se si ricorda che l’ha pagato 81 milioni e rotti, 11 in più di quello che in quel momento transfermarkt definiva come il suo valore, che era attestato sui 70. Anche se il termine è quasi impossibile da citare, non sul piano del bilancio puro ma su quello “ideale” a Torino si può ancora fare una “plusvalenza”, rimediando a un eccesso di spesa precedente.
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