Paulo Sérgio Betanin, meglio noto come Paulinho, ha 27 anni, è brasiliano (di Florianopolis, ma ha origini venete) e prima di quest’anno aveva segnato la bellezza di 74 gol in quattro stagioni: tanta la curiosità nei confronti dell’attaccante del Livorno prima del fischio d’inizio di questo campionato, la Serie A ritrovata dopo anni di delusioni a fronte di un curriculum giovanile che lasciava presagire ben altra carriera. La storia di Paulinho è da manuale, da far leggere a chi si deprime alle prime difficoltà e non riesce a uscirne fuori, alti (pochi) e bassi (tanti) senza mai perdere la trebisonda, lavorando a testa bassa, cercando di non deconcentrarsi. Alla fine ha vinto lui e Spinelli si gode i suoi gol: già tre quest’anno in altrettante uscite degli amaranto, 6 punti in classifica e prezioso fieno in cascina messo in vista dell’agognato obiettivo salvezza. Qual è dunque la storia del numero 9 labronico? La racconta lui stesso in una interessante intervista alla Gazzetta dello Sport:

“Sì, facevo parte di una generazione d’oro. A 15 anni, nella Juventude, con me c’erano Thiago Silva, Ederson e Dante. Giocai, e segnai, anche in un Mondiale con l’Under 20 brasiliana, in Colombia. Quella squadra era fortissima, Fernandinho, Jo, Sobis, Rafinha, Diego Tardelli… mi notarono alcune squadre e finii per fare un provino al Chelsea. C’era Mourinho, ricordo che mi parlò e mi incitò a credere di più in me stesso. Poi arrivò anche una settimana all’Inter, un’altra alla Roma, ma nulla di fatto”.

Nessuno voleva puntare su di lui, eccetto l’ex verdeoro Branco che alzò la cornetta e chiamò il vecchio amico ai tempi del Genoa Aldo Spinelli: quest’ultimo si convinse e lo prelevò in prestito dalla Juventude nell’inverno del 2005, ma come lo stesso Paulinho racconta le cose non andarono bene tra penuria di gol all’Ardenza e un prestito con più ombre che luci a Grosseto:

“Al contrario di quanto si possa pensare, i miei primi tempi al Livorno furuno tutt’altro che facili. C’erano Protti e Lucarelli davanti a me, debuttai con la Primavera e sbagliai due rigori. Ero sfiduciato, convinto che non fossi all’altezza di giocare in Italia”.

Poi il Sorrento, in terza serie (“Trovai continuità, è incredibile come le categorie inferiori possano rafforzarti, anche nella mentalità“), in cui segnò a raffica in due anni di Lega Pro (62 gare e 39 centri), salvo essere richiamato alla base: due anni fa 13 reti in una stagione tribolata, lo scorso campionato 22 gol e protagonista assoluto nella cavalcata verso la Serie A. In estate lo hanno richiesto in molti, come spiega lo stesso Spinelli:

“Avevamo offerte da 10 milioni nelle ultime 2 ore di mercato e abbiamo rifiutato. Se vuoi restare in serie A devi avere i giocatori che fanno gol. Vogliamo mantenere la categoria, Paulinho è importante”.

Paulinho si può ancora ritagliare molte soddisfazione col calcio, per il momento è focalizzato sull’obiettivo, quello di salvare insieme ai suoi compagni il Livorno. Poi chissà:

“L’inizio di campionato è stato buono, Nicola è un tecnico preparato ed è sempre a disposizione di noi giocatori. Ma c’è ancora tanta strada da fare per la salvezza. Il mio sogno? A fine carriera spero di tornare a Florianopolis e, magari, aprire un chiosco e tagliare cocco”.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG

interviste Livorno personaggi

ultimo aggiornamento: 20-09-2013


Mangia direbbe sì al Sassuolo, le ultime

Euro 2020: Roma e Milano candidate ad ospitare la fase finale