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Asprilla minacciato dai narcos: “voglio scappare”

Faustino Asprilla, ex attaccante del Parma, è finito nel mirino dei narcos . La denuncia da parte dell’ex calciatore, oggi imprenditore nell’ambito dei profilattici, è di ieri pomeriggio: Asprilla si sarebbe trovato di fronte otto energumeni incappucciati che gli hanno recapitato un messaggio inequivocabile: “O paghi o uccidiamo tutti, dalla tua famiglia fino all’ultimo dei tuoi impiegati”. Colui il quale vuole estorcere del denaro ad Asprilla è Oscar Dario Restrepo Rosero, conosciuto anche come “El Porrón”: si tratta di un ricercato, esponente di spicco dei “Los Rastrojos”, il gruppo paramilitare che domina nella Valle del Cauca. Nonostante abbia sporto denuncia, ora l’ex calciatore teme per la sua incolumità e per quella della sua famiglia.

Secondo quanto rivelano fonti locali, il tentativo di estorsione è andato in scena nella giornata di ieri intorno a mezzogiorno. Asprilla e la sua famiglia stavano per sedersi a tavola per il pranzo, quando due vetture con a bordo otto malviventi, hanno presidiato la strada d’accesso a Villa Santino, la dimora dell’ex Parma, e preso in ostaggio il guardiano. Prendendo a calci il portone di casa, i narcos hanno convinto l’imprenditore ad uscire per ascoltare le proprie richieste. “Presto sarai contattato da El Porròn”, lo avvertono e a quel punto Asprilla si rivolge subito alla polizia.

Le forze dell’ordine, segnalano che episodi analoghi sono quasi all’ordine del giorno della Valle del Causa, letteralmente infestata di gruppi paramilitari che si contendono il controllo del territorio. Quanto ad Asprilla, non ha mai subito prima di ieri intimidazioni di qualunque sorta, ad eccezione di un furto in casa avvenuto nel 2012, quando si trovava con la famiglia lontano dall’abitazione. Ecco perché, intervistato da ‘El Tiempo’, l’ex calciatore del Parma da poco lanciatosi nella produzione di preservativi, medita di cambiare aria:

“È la prima volta che ricevo questo tipo d’intimidazioni. Credo mi tocchi andarmene a vivere altrove. Qui la mia famiglia non è più al sicuro. Tutta una vita dedicata al calcio per portare in alto il nome di Tuluá e – conclude – adesso devo scappare a gambe levate dalla mia terra”.

Mirko Nicolino

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