Luigi Di Biagio alla Gazzetta dello Sport ha parlato di Nicolò Barella in termini entusiastici. “Conoscevo Nicolò dall’Under 15, l’avevo allenato anche con l’Under 16, dunque non avevo dubbi: lo chiamavamo ‘il ragazzino vivace’, a volte anche troppo. Il carattere lo portava a essere disordinato, ma da quel disordine è nata la duttilità che oggi fa la differenza, perché lo fa giocare in tutti i ruoli: play, interno, sottopunta. Calciatore totale”.
“Sembrava che Ceballos dovesse diventare un fenomeno, invece lo è diventato Barella. Capiva al volo e faceva ciò che l’allenatore voleva da lui, con un entusiasmo contagioso: a volte da ‘filtrare’, ma lui era così, generoso, disponibile, altruista“.
“Lui è nato davanti alla difesa, oggi torna lì con la maturità del giocatore che ha già giocato 3-400 partite di livello. Ma lì lo vedo bene a due, non da regista puro: come ha giocato con l’Albania. Perdere la posizione con Jorginho accanto è diverso che farlo da play basso e si può permettere di andare al posto di Frattesi, di Jorginho, addirittura di Di Lorenzo quando viene dentro il campo. Lui è cresciuto, il calcio è cambiato e la sua vecchia esuberanza è funzionalissima per come si gioca oggi“.
“Con una fisicità diversa, è un misto fra il primo De Bruyne, che era più centrocampista di adesso, e il primo Kroos, che era più incursore“.
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