Una vita da mediano, quella di Gianfranco Bedin, che a La Gazzetta dello Sport ha raccontato la sua amicizia con Luisito Suarez, scomparso ieri. Il regista della Grande Inter è stata una delle figure più importanti della sua epoca.
LE ULTIME ORE – «Non ha sofferto perché durante il ricovero al Niguarda, determinato da un malore accusato di rientro da un tampone fatto in questo ospedale, ha perso conoscenza. Nel corso di questa ultima di torpore, iniziata venerdì, c’è stato un momento in cui al figlio, accorso dalla Spagna, e a Daniela, una brasiliana diventata una sorta di figlia adottiva, è parso che Luisito avesse ritrovato lucidità e ha commentato con movimenti del volto e degli occhi le loro parole: stavano dicendo che aveva dato e ricevuto tanto amore. E lui ha annuito».
LE SFIDE A CARTE IN RITIRO – «E tante passeggiate, tanti discorsi fra noi. A quei tempi non ci si telefonava, ci si incontrava. A Luisito l’allenatore aveva concesso il privilegio di abitare in una camera singola».
ELEGANZA – «Gli anni Sessanta sono stati caratterizzati da Suarez e Gianni Rivera. Impareggiabili inventori di gioco, stilosi, elegantissimi. Luisito correva più di Gianni, anzi correva più di me».
COME PIRLO – «É un paragone che regge: tutti e due da trequartisti sono diventati grandi registi».
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