Buon compleanno a… Harry Kane

Gli auguri di compleanno di oggi a Harry Kane, attaccante del Tottenham e della nazionale inglese. I dettagli

Oggi Harry Kane compie 30 anni. Sono giorni intensi, nei quali occupa le pagine dei giornali frequentemente, facendo parte di quella schiera di grandi attaccanti che potrebbe rientrare nell’effetto domino generato da un addio di Mbappè dal Psg. O, addirittura, che potrebbe lui stesso scatenare una sequenza di scambi e il perché non è solo figlio della contingenza, ma ha una ragione di fondo che attiene proprio alla sua carriera. L’ha spiegato come meglio potuto uno dei massimi esperti di calcio internazionale che abbiamo in Italia, Pierfrancesco Archetti, che due giorni fa su La Gazzetta dello Sport ha proposto una pagina dedicata a lui che spiega l’attuale situazione di mercato con qualcosa di più profondo: «Lo zero nella casella dei titoli vinti è fra i motivi principali della voglia di Harry Kame di lasciare il Tottenham per accasarsi al Bayern. A Monaco rendono ricchi (di trofei) chiunque, perché da un decennio abbondante portano in sede almeno un alloro all’anno e gli undici Meisterschale consecutivi brillano come conferma. Kame, pur da capitano della nazionale, al massimo si è sentito uno scontento secondo, vedi la finale dell’Europeo persa a Wembley nel 2021 contro l’Italia oppure quella di Champions League lasciata al Liverpool nel derby tutto inglese del 2019 a Madrid. A livello singolo, l’attaccante degli Spurs è stato per tre volte capocannoniere della Premier League (2016, ’18 e ’21) e al Mondiale 2018 ha vinto la Scarpa d’oro come miglior marcatore. Soddisfazioni, certo, ma non come alzare una coppa».

Avrebbe potuto essere diversa questa storia Ci sono state le cosiddette sliding doors che avrebbero potuto determinare finali diversi. A livello di competizioni lunghe, i rimpianti non hanno diritto di cittadinanza: almeno in questo, non è sbagliato sostenere che Kane sia stato più grande del club di cui ha fatto parte, garantendogli a suon di gol e attitudine da trascinatore l’acquisizione di uno status da big, che peraltro nell’enorme competitività del calcio britannico non si può mai considerare acquisita una volta per tutte.

Nei due casi citati, invece, è giusto ritenerle occasioni perdute. E quale peso ha avuto Hurricane, perché in quelle circostanze la sua tremenda energia non è riuscita a sprigionarsi come avrebbe dovuto e potuto?
Alla finale di Champions hanno inciso le sue condizioni fisiche precarie.

Pochettino non ha avuto la forza di lasciarlo fuori dall’undici di partenza e puntarlo come asso successivamente, ma è anche vero che una gara come Liverpool-Tottenham nella quale i Reds trovano un rigore e il vantaggio alla prima azione fa saltare qualsiasi ragionamento sui tempi della partita e le conseguenti strategie. Kane è stato dentro una gara in maniera anonima, stritolato da una difesa che ha concesso poco, come i compagni un po’ paralizzato dall’essere finito in un contesto probabilmente più grande di loro, al quale avevano avuto accesso in virtù di una serie di episodi che hanno poi pagato tutto in un colpo e nella maniera più dolorosa possibile.
Diverso, anzi esattamente opposto, il caso di Italia-Inghilterra. Perché stavolta Harry si è trovato davanti lui (con i suoi) dopo appena 2 minuti e se fossero stati veri Leoni a quel primo morso ne sarebbero seguiti altri, cosa che invece non si è vista. Peraltro proprio l’azione del vantaggio è lui a innescarla mettendo in moto Trippier, con una di quelle giocate da regista offensivo quale sa essere: movimenti indietro, generosità, determinazione nella lotta, lucida intelligenza nell’allargare il gioco. Oltre a ciò, arrivati ai rigori, si è presentato per primo e il suo dovere lo ha fatto, sono altri ad avere gettato alle ortiche di riconnettersi almeno un po’ con gli eroi del 1966, gli ultimi e gli unici inglesi che hanno reso effettiva il titolo nobiliare di maestri del calcio.

Redazione F

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