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Calcioscommesse: l’inchiesta tra pin ignoti e traduttori automatici malfunzionanti

“Ad esempio, Stefano Mauri, capitano della Lazio, non ha fornito il pin del suo telefonino e senza quel numero i periti, per ora, non hanno potuto esplorare l’apparecchio”.

La frase del giorno è comparsa senza alcuna modifica su molte testate giornalistiche, tra cui Repubblica e Corriere.it. Si riferisce al nuovo filone dell’inchiesta della Procura di Cremona che riguarda gli accertamenti dei periti informatici incaricati di analizzare i 200 apparecchi tra computer, smartphone e tablet. Le apparecchiature appartengono agli indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’associazione a delinquere transnazionale che aveva il vertice a Singapore. Sembra quindi che il lavoro dei periti abbia trovato dinanzi a sé una montagna insormontabile come il pin del telefonino di Mauri.

Come molti sapranno per sbloccare un dispositivo telefonico non è necessario conoscere il codice PIN (che è personale), ma basta avere a disposizione il codice PUK, le otto cifre fornite dall’operatore di rete. Si presume costituisca una prassi, in questo tipo di indagini, la richiesta del PUK da parte delle autorità giudiziarie agli operatori telefonici. Non possiamo dubitare del prezioso lavoro della Procura, ma a questo punto è lecito farsi una domanda sull’articolo comparso questa mattina sul web e se sia stato trascritto male…

“Inoltre i periti non sono riusciti a decifrare, perché scritti in una lingua sconosciuta persino al traduttore di Google, le conversazioni trovate sugli apparecchi di Luca Burini, ex manager che da vent’anni lavorava in Cina come promoter per società bolognese che produce lastre di ceramiche, accusato di riciclaggio di denaro insieme con Beppe Signori, Luigi Sartor e al suo commercialista Daniele Ragone”.

Nello stesso articolo pubblicato a catena su vari importanti siti web c’è un’altra frase che lascia piuttosto interdetti. Il traduttore di Google a volte fa brutti scherzi ed è consigliabile utilizzarlo con cautela, soprattutto per una “lingua sconosciuta” (?), ma evidentemente i periti si fidano ciecamente di questo potente mezzo per sgominare bande di riciclatori e di criminali. Oppure anche qui siamo di fronte ad una trascrizione errata dell’articolo. Forse la lingua sconosciuta è la neolingua coniata da George Orwell per il suo libro “1984”, in cui l’obiettivo era di impedire la formazione di un qualunque pensiero contrario ai principi del Socing. In questo caso, impedire la comprensione delle conversazioni tra gli indagati…

antonio

Semplicemente uno che scrive... Giornalista sportivo con la passione per la letteratura e un'altra, smodata, per la musica (in particolare new wave, post punk, goth-rock e psych-rock ). Venera il mare grazie al sangue isolano di sua madre che scorre nelle vene, nonostante una vita trascorsa tra palazzi e cemento...

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