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Condò: “L’Inter valeva la semifinale di Champions ma l’obiettivo prioritario a gennaio ha riscosso il suo tributo”

L’opinionista Paolo Condò ha sottolineato come i nerazzurri sarebbero potuti andare più avanti nella massima competizione europea.

Paolo Condò su La Repubblica ha analizzato in generale la grande stagione dell’Inter. “A inizio stagione soltanto una squadra meritava il beneficio del dubbio, il Napoli reduce da un’annata straordinaria: si è capito in fretta che la magia se n’era andata con Spalletti e Giuntoli, si è intuito che il Milan aveva cambiato troppo per reggere subito il passo — e il derby di andata ha finito di scavare un solco psicologico che quello di ritorno non ha certo colmato — , restava la Juve dalla quale guardarsi”.

La gestione del doppio confronto

“Quelli di Marotta («senza le coppe è la vera favorita») erano mind games con un fondo di verità, perché malgrado una rosa forte e quasi completa l’Inter ha gestito con molta prudenza, probabilmente troppa, l’impegno su più fronti. Se vogliamo, un risultato la Juve l’ha ottenuto: convincendo l’Inter di poter competere fino alla fine per lo scudetto — e alla fine del girone d’andata c’erano solo due punti fra loro — l’ha costretta a spendere troppe energie in campionato, fino a trovarsi vuota la sera di Madrid. L’Inter di quest’anno valeva la semifinale di Champions (e una volta lì, può succedere di tutto), ma l’obiettivo prioritario dello scudetto della seconda stella — mai in pericolo, ma a gennaio sembrava di sì — ha riscosso il suo tributo”.

Marko Arnautovic

I meriti del tecnico

“Inzaghi s’è inventato Çalhanoglu regista davanti alla difesa, ha cresciuto Dimarco allo status di campione, ha rilanciato il 35enne Mkhitaryan, ha tenuto in fresco Darmian e Acerbi, ha ottenuto chiari progressi da tre campioni che sembravano avere poco margine ulteriore (Lautaro, Barella e Bastoni), ha surrogato Onana con Sommer e Lukaku con Thuram, ha gestito novità di alto livello come Pavard e Frattesi. Ha trasformato in raffinata gioielleria l’oro procuratogli da Marotta e Co. attraverso una gestione del mercato che non ha precedenti nella combinazione tra l’aumento del potenziale e il costo zero dell’operazione. L’evidenza ci dice che Steven Zhang non ha risolto i suoi problemi in Cina, ma che il suo management riesce a farne benissimo a meno”.

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