Con un lungo editoriale sul Corriere della Sera Daniele Dallera cerca di capire quali sono i grossi problemi di questo Milan. “Questo Milan va in difficoltà persino dopo un banale rilancio del portiere avversario, figuriamoci davanti a un’azione rivale ben orchestrata. È messo male, ha le idee confuse, la vita in difesa è da disperati, ma la sensazione è che il problema nasca altrove, sicuramente a centrocampo, forse in panchina”.
“Fiducia rinnovata in Fonseca, sia chiaro, alla seconda giornata di un campionato battezzato in modo infelice nessun colpo di testa, ma il portoghese si metta fretta, dia segnali certi, confortanti, dimostri di capire e poter risolvere i tanti problemi di questo Milan. La malattia, tattica, non tecnica, di impostazione, di atteggiamento, di pensiero, di ideazione, è grave: lo aveva svelato il Toro, lo ha confermato il Parma”.
“La sensazione è di incomunicabilità tra il tecnico e i giocatori. Succede, anche nelle migliori famiglie. Se fosse così vorrebbe dire che la situazione non è semplice, ma anche risolvibile: il dialogo deve diventare stringente, basato su poche parole e molti fatti”.
“Ora, stando sul semplice, non può essere tutta colpa di Fonseca, non è credibile abbia disegnato spazi e distanze tra i giocatori, i reparti, così lunari, dove gli avversari si infilano a piacimento. Non si è mai visto un giocatore stipendiato dal Milan che cercasse la palla tra i piedi dell’avversario, la parola pressing pare abolita dal vocabolario rossonero”.
“Ecco, perché sosteniamo che Fonseca abbia le sue pesanti responsabilità, ma che Theo Hernandez, uno di quelli che passeggiano, in via Montenapoleone e non con le braghe corte in un campo, e compagni (troppi) debbano avere ben altra testa e cuore. Animo (bravi) ragazzi. Imparate magari dall’Inter, che dopo una prima giornata difficile contro il Genoa, non si è più specchiata pensandosi bella, ma ha lottato, ha faticato, conquistando la sua prima vittoria. Doverosa se si è campioni d’Italia e si affronta il Lecce. I problemi ci sono anche qui, però comportamento e pensiero sono stati rispettosi. Il Milan può scoprire l’esempio giusto anche in casa sua. Pavlovic, l’unico che si è salvato. Il Milan ha bisogno di più Pavlovic e meno Hernandez“.
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