Molto noto per le sue esternazioni colorite, Ezio Capuano ha portato alla salvezza il Taranto e oggi si racconta al Corriere dello Sport.
CHI SONO – «Mi sento come Rita da Cascia, la santa dei casi impossibili».
ALLENATORE NON GIOCATORE – «Disse bene Arrigo Sacchi: Per essere un fantino non occorre essere stati un cavallo».
TARANTO – «Il presidente Giove, dopo due giornate, mi affidò una squadra costata niente chiedendomi la salvezza. Un caso disperato, come quelli di Santa Rita».
NEI PLAYOFF AL POSTO DEI CLUB RICCHI – «I club dei “Ricchi e scemi” come Giulio Onesti diceva dei presidenti di calcio».
CLUB DOVE VORREBBE LA RIVINCITA – «Sambenedettese in primis, fui chiamato dal presidente Fedeli: squadra terzultima in classifica, arrivammo secondi e fui cacciato. Ai playoff saremmo andati in B dove salì il Cosenza arrivato quinto. Fu una vigliaccata, un’infamità ma io sono ancora qui e Fedeli è fuori dal calcio».
AVELLINO – «Situazione societaria disperata, la portai ai playoff e fui cacciato, nonostante l’eredità lasciata».
RAPPORTO SPECIALE CON EMPOLI – «Da quando smisi di giocare e Silvano Bini mi fece fare l’osservatore in Campania. Gli portai un certo Montella e tanti altri, fino a Parisi. A breve un altro paio di talenti».
L’articolo Ezio Capuano «Vi racconto chi sono e il miracolo Taranto» proviene da Calcio News 24.
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