Intervistato da L’Eco di Bergamo, l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini si è raccontato a 360 gradi tra obiettivi stagionali e come sta vivendo l’annata.
BILANCIO STAGIONALE – «Siamo contenti del nostro quinto posto e dei risultati che stiamo ottenendo, ma serve crescere soprattutto negli scontri diretti. La squadra non ha mai deluso: abbiamo battuto il Milan, pareggiato con la Juve, ma abbiamo perso contro Inter, Fiorentina, Bologna, Napoli e Lazio. Noi vogliamo assolutamente riconfermarci, e ci troviamo in una situazione dove abbiamo tanti giocatori nuovi: crescendo e rimanendo fedeli al modello Atalanta, dove in un contesto dove le big perdono un sacco di soldi, dall’altra i bilanci della nostra squadra sono ottimi».
TERZO CICLO – «Penso che sia il mio terzo ciclo a Bergamo: nel primo anno erano tutti italiani, il secondo tutti stranieri e poi c’è questo dove i giocatori storici vengono sempre meno. Vedo un gruppo in crescita, nonostante la vecchia guardia non abbia lo spazio di un tempo: solo De Roon e Djimsiti sono titolari. E’ la legge del calcio, considerando chi aveva 25 anni quando sono arrivato ora ne ha 33. L’Atalanta deve guardare avanti: facendo plusvalenze per poi costruire una squadra sempre forte».
TOP E FLOP – «Abbiamo un sacco di giocatori che sono cresciuti parecchio come Holm, De Ketelaere, Miranchuk. Ora è arrivato Hien, Scamacca può fare di più e deve correre di più di quello che sta facendo, Touré sta per rientrare e sono molto curioso di averlo. Se valorizziamo quello che abbiamo possiamo fare grandi cose. Bakker? E’ un ragazzo positivo, e ha i mezzi e le qualità giuste per fare bene. Può darsi che abbia bisogno di un po’ più di tempo per inserirsi: se ci riuscirà avrà i suoi spazi come accaduto per Holm. Sono molto felice per Ruggeri, Scalvini e Carnesecchi: tre ragazzi del settore giovanile».
ATALANTA SECONDO GASP – «L’Atalanta deve essere felice di vivere questi momenti. Io non mi sono mai sentito all’ultima spiaggia. L’unica cosa che invece mi preoccupa è l’idea che si cominci a ragionare come quelle big che sono costrette ad arrivare in Europa tutti gli anni, considerando che l’Atalanta ha un modello che deve rispettare, altrimenti diventa una squadra perdente».
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