Gabriele Gravina, presidente della FIGC ha parlato in una lunga intervista a L’Espresso anche del suo futuro. Le sue dichiarazioni:
«Il settore ha un indebitamento che oscilla ormai intorno ai 5 miliardi di euro, quindi c’è una confusione incredibile tra il concetto di crescita e il concetto di sviluppo. La crescita riguarda un valore assoluto. Lo sviluppo implica un concetto relativo basato su valutazioni soggettive. C’è un’equazione che non è mai vera: chi spende di più, vince di più. Ultimamente non è così. Altrimenti il PSG avrebbe stravinto negli ultimi anni e non avrebbe vinto il Napoli, che è quello che ha speso un po’ meno rispetto a tutti gli altri. Futuro incerto? No, assolutamente. Ascolto volentieri i consigli delle persone che sono in buona fede ed è chiaro che il fatto di legare un’attività politica a un risultato sportivo la dice lunga su alcune scelte. Credo molto nei principi della democrazia. Se il mio consiglio federale e se la base elettorale non dovessero avere fiducia nella mia attività politica, andrei via immediatamente. Ma non sono i detrattori che votano e io continuo a lavorare per il bene del calcio italiano. Attualmente la FIGC è presente nella giunta del CONI, dove non entrava da tempo, è anche nel comitato esecutivo della UEFA, dove ricopro la carica di vicepresidente, ed è impegnata in una progettualità legata all’organizzazione di Euro 2032. Se mi dimettessi, farei un disastro sotto questo profilo».
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