Per chi si occupa di informazione calcistica, c’era oggi un bella verifica per capire lo stato di salute della Superlega. Intendiamoci: non parliamo di quello effettivo, che sarà difficile da capire fino a quando non si concretizzerà un elenco di club aderenti che A22 dichiara essere molto più nutrito di quello esiguo di oggi. Stiamo parlando del livello mediatico, di quanto l’idea fosse capace a due giorni dalla sentenza della Corte Europea di giustizia, di farsi strada, di allargare il dibattito, di proporre opinioni, magari con il gusto di mettere a confronto punti di vista diversi.
Consci che non tutto passi ormai dalla carta stampata, né sul piano qualitativo o dell’autorevolezza, né su quello qualitativo, è piuttosto significativa però la lettura delle prime pagine. Ne nascono due considerazioni piuttosto interessanti.
1) Il tema è sentito in Italia. Ognuno con la sua declinazione, ma tutti uniti nel tenere viva la notizia, le testate sportive del nostro Paese dimostrano un interesse verso la Superlega molto più alto che altrove, dove oggi ci si è dedicati a tutt’altro. In prima fila nel fronte dell’opposizione c’è da sempre La Gazzetta dello Sport, che apre con un trionfante “Minilega” a sottolineare il ventaglio delle posizioni contrarie presenti un po’ in tutti i Paesi. Voci dissonanti non se ne registrano, anzi, ad Ancelotti che ha cambiato idea glielo si rinfaccia ricordandogli le parole di quando guidava l’Everton. E si parla apertamente di “doppio gioco” per qualche club, qualora stesse dicendo di no e preparasse invece un sì. Proprio sul mister madridista, invece, il Corriere dello Sport si appoggia per attaccare l’Uefa e gli organismi internazionali per come gestiscono il calcio oggi. Un po’ come Klopp, si può non essere entusiasti della Superlega ma si considera un bene che qualcuno abbia dato la sveglia a chi di dovere. Tuttosport ammonisce la Juve che «la Superlega è il Frosinone», qualora qualcuno dei tifosi bianconeri si fosse distratto dal presente per guardare a un futuro non così certo. Contemporaneamente, un’intervista a Luigi Abete lascia intendere che i contendenti, prima o poi, si metteranno attorno a un tavolo per trovare l’accordo.
2) Lontani dal mondo. Viva l’Uefa e la Fifa, per alcuni, ma Gazzetta e Corriere dimenticano il Mondiale per club vinto dal Manchester City, che invece apre con grande evidenza un po’ ovunque, non solo in Inghilterra. E su questa visione un po’ “provinciale”, forse, occorrerebbe ragionare – qualsiasi sia la posizione che si ha – quando si pensa a un calcio sempre più internazionale. Siamo certi che piaccia davvero?
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