Il Vate di Setubal in poco più di un mese si è preso la piazza romana, sponda giallorossa.
La Roma inizia con il botto trascinata dal suo comandante e si schianta, come l’anno scorso, contro gli scudi del Verona che forniscono il primo handicap alla classifica giallorossa. In questo momento Mou probabilmente si renderà conto di quanto è difficile minimizzare e contenere un problema nella piazza giallorosso, dove la tendenza è di annacquare gli entusiasmi e ridimensionare i risultati. D’altronde Josè è qui per questo, perchè capace di trascinare il gruppo anche in territori ostili.
Con il Sassuolo Mourinho ha infranto le 1000 panchine in carriera e poi il nuovo record di vittorie (6) in un inizio stagione. Mai nella sua carriera aveva raggiunti tanti successi in fase d’inizio stagione. Oggi ha la possibilità in tasca di silenziare tutti i brusii che echeggiano tra le vie di Roma e di poter dimostrare che la sua squadra può fare un grande salto di qualità, oltre tutte le difficoltà imposte.
Non dimentichiamo che soli qualche giorno fa: “Oggi non ho avuto 58 anni, ma 10, 12 o 14: quando inizi a sognare una carriera nel calcio. E’ stata una cosa da bambino” – Così l’allenatore della Roma, dopo quella corsa folle, per lo splendido gol di El Shaarawy al foto finish della partita contro il Sassuolo. Un gol pesante che vale il 2 a 1 e i tre punti per i giallorossi. Una corsa insensata perchè fatta alla terza giornata e non alle 37esima o in una finale di Champions.
Ma Josè è così, lui non si innamora delle proprie squadre ma fino a quando siede in panchina si cuce addosso i valori e tutta la storia. Muta e diventa quello che la squadra chiede. Dopo la corsa, la cena con tutta la squadra e 200 tifosi all’esterno a gridare il suo nome. Sono mille le panchine di Mourinho, e il discorso tenuto a tutti i suoi giocatori è frutto del suo spirito.
Inevitabile che la memoria voli al 2008, quando l’Inter grazie ad un prodigioso col di Maicon si assicurò il tricolore a Siena. In Italia lo ricordiamo così, tagliente e sempre preciso nelle sue analisi, mai banale e soprattutto accentratore di ogni attenzione, così da lasciare giocatori e spogliatoio liberi da critiche. Un condottiero, oggi alla guida della legione romanista, per far sognare in grande un ambiente che aspetta da una vita dei successi degni della propria storia.
Oggi la Roma si getta nelle sue braccia e come la storia di ogni Imperatore ha i propri alti e bassi. Un’imprevedibile montagna russa che può portare a toccare livelli, quasi, mai visti a Roma o aleggiare ancora nella mediocrità. La palla a Josè.
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