Le immagini del gol mancato a Milano, che sarebbe stata la più grande beffa di mercato per Walter Mazzarri e probabilmente la ricucitura dei rapporti con i tifosi della Juventus, rendono giustizia già da sole. Insomma per Mauricio Isla, il cileno per il quale Marotta decise di investire 15 milioni di euro dopo un infortunio (operazione fatta nel pieno della sosta di 5 mesi preventivata, quindi neanche ancora in periodo di rieducazione), si è trattata di un’altra serata da dimenticare e di una nuova occasione persa. E non per quell’errore. Per la prestazione generale, ovvero un intero secondo tempo al posto del solito agguerrito Lichtsteiner.
Andiamo per ordine, senza voler fare critica preventiva: Isla non ha giocato nel complesso una gara inferiore al 5.5, anche 6, ma è fresco atleticamente ed è fresco dei complimenti ricevuti dopo Spagna-Cile dove pare aver massacrato Jordi Alba. L’ingresso in campo è impercettibile, Nagatomo resta spesso l’uomo più avanzato dell’Inter (fino all’ingresso di Icardi) e il sudamericano mostra il fianco abbassandosi al solito quei 10 metri di troppo. È vero, è uscito bene in un paio di situazioni duettando qua con Vidal e là con Tevez, ma non ha aiutato il baricentro di una Juve in una gara comunque non semplice e completamente aperta a qualsiasi risultato.
Primo difetto da limare, eppure è ancora lì, timido e spaesato, a cercare soltanto una difesa tattica (mai un contrasto) che ricorda certo più Marco Motta che lo svizzero titolare di quella posizione. La seconda riflessione è invece per Antonio Conte; perché, vista la parziale emergenza dovuta all’assenza di Marchisio, non proporlo da interno destro dove fece così bene nel suo ultimo anno di Udine? Lì s’è visto per qualche minuto Padoin, senza qualità e forse con quella quantità che il tecnico chiede sugli esterni e che l’Isla di oggi non è ancora assolutamente in grado di garantire.
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