Pierre Kalulu, difensore del Milan, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.
SCUDETTO – «Pioli ce lo dice ogni giorno: quest’anno sarà ancora più difficile. Lo si capisce dal fatto che le partite con le rivali si decidono appunto sui dettagli. Sta a noi dimostrare che siamo i campioni in carica. Sono convinto che per il titolo si lotterà tutti fino alla fine. In ogni caso vogliamo finire di nuovo primi».
SERIE A – «La Serie A è sottostimata. In Francia si crede ancora si giochi con il catenaccio. Invece è tutto il contrario: tutte le squadre costruiscono dal basso, applicano pressing a tutto campo, giocano duro fisicamente. C’è un alto livello tecnico e tattico e una concorrenza spietata, con sei, sette partite di grande livello da disputare contro le rivali».
CHIAMATA DI MALDINI – «Beh, fa un certo effetto se ti chiama Paolo Maldini. Adesso sono abituato, ma la prima volta mi fece davvero impressione. Anche se sono giovane, l’ho comunque visto giocare, certo a fine carriera, ma rimane un riferimento. La cosa divertente è che sul momento le parti erano un po’ invertite, visto che io cercavo di mantenere un certo distacco e lui di convincermi. Maldini mi ha convinto dicendomi che aveva piena fiducia in me, che avrei fatto parte della prima squadra, trovando spazio in funzione della mia crescita. Così è stato».
MODELLI – «Non ho idoli, ma mi ispiro a Thiago Silva, Van Dijk, Koulibaly: cerco di prendere il meglio di ciascuno e metterlo in pratica».
ESORDIO E FESTA SCUDETTO – «Quando ho visto le migliaia di tifosi in piazza mi sono reso conto di cosa significa vincere con il Milan. L’esordio è stata un’emozione più personale, ma altrettanto intensa».
RUOLO – «Il mio scopo è garantire all’allenatore massima polivalenza e massima qualità per entrambi i ruoli. Se vado in campo è per essere il migliore, da terzino o centrale poco importa».
GIOVANE VETERANO – «Ho fiducia nelle mie capacità, ma è necessario lavorare duro ogni giorno per coltivarle, e gestire al meglio pressione e emozioni che vivi in campo».
CONSIGLI MALDINI – «E’ molto presente, senza mai sovrapporsi all’allenatore. Mi consiglia per esempio sul modo di difendere incerte fasi, o su come poter gestire un certo attaccante. Piccoli dettagli che però ti permettono di migliorare molto».
THEO E MAIGNAN – «La lingua facilita le cose e crea un clima di lavoro ideale.Mike è un leader che trasmette fiducia, come Theo che domina sulla fascia. Cerco di fare altrettanto con loro».
ADLI – «Ci conosciamo dalle giovanili della Francia. Ha l’atteggiamento giusto e tutte le qualità per farsi spazio anche qui. Sono sicuro che lo dimostrerà guadagnandosi progressivamente minuti di gioco».
CONCORRENZA – «La concorrenza fa sempre bene. Ne abbiamo bisogno. Più ce n’è meglio è, per tutti. E al Milan non c’è ambiguità: tutti diamo il massimo per la squadra».
PIOLI – «A questi livelli, non è banale che un tecnico riesca a coinvolgere tutti. Ne apprezzo gli allenamenti ad alta intensità, la stessa in partita, con una concorrenza sana. Se fai bene te lo dice, e ti sa parlare quando fai meno bene. Nei momenti di dubbio, sa motivare, ricordando che siamo un gruppo forte e intelligente. Siamo una squadra giovane, ma con lui sono migliorato molto».
IBRAHIMOVIC – «All’inizio è impressionante perché prima ci giocavo, ma alla Playstation. Ma poi capisci che se è ancora a questi livelli è perché lavora duro ogni giorno. Ci ha trasmesso quest’esigenza che ci aiuta anche quando non c’è in campo».
CHAMPIONS – «Origi e De Ketelaere hanno grandi qualità e esperienza che servono. Con il Chelsea sarà un buon test per dimostrare il nostro valore di campioni d’Italia. La storia del Milan non pesa, anzi è una motivazione in più. Non sarà facile, ma siamo fieri di avere la possibilità di portare il Milan ai vertici europei».
RINNOVO – «Se tutto va bene come adesso, che si vince, che gioco da titolare, c’è solo voglia di continuare. Ma del contratto ci sarà modo di parlarne con i dirigenti».
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