C’era una volta l’uomo del destino in casa Atalanta anche se sabato contro il Verona è ritornato a fare la differenza ricordando i bei vecchi tempi. Mario Pasalic ritorna al goal dimostrandosi un costruttore decisivo, non cambiando però quella che è stata la sua stagione.
Il numero 88 nerazzurro tra quelli della cosiddetta vecchia guardia era colui che aveva il vantaggio di aver finito la stagione scorsa con 14 goal e un rendimento praticamente eccezionale, ma in un’annata dove si registravano tanti cambiamenti si era ritrovato incoerente tatticamente per l’Atalanta 2.0 dei giovani.
Impegno a parte, risultava assai macchinoso e a tratti anonimo, soprattutto dopo il Mondiale: non riuscendo neanche a dimostrare un briciolo di ritmo e continuità rispetto ai nuovi compagni di reparto (oltre all’infortunio alla Caviglia), e messo insieme al duo Zapata-Muriel i risultati venivano racchiusi dalla parola capolinea. La questione non è principalmente legata alla quantità di reti segnate bensì nell’impatto partita e nel lavoro che tra centrocampo e attacco. Una stagione opaca comunque non esente da qualche piccolo raggio, da suo solito, decisivo.
Statisticamente parlando le sue 4 reti hanno avuto una grande impronta nei risultati della Dea: che sia vantaggio iniziale (Roma e Lazio) o la rete del sorpasso/pareggio (come accaduto ieri col Verona e Spezia). A fine anno verranno tirate le somme anche su di lui: se sarà permanenza a Bergamo oppure chiusura di un ciclo comunque glorioso.
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