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Messi poteva giocare nella Spagna. E Retegui deciderà il prossimo Mondiale…

Recentemente in Argentina ci si è posti questa domanda: e se con Retegui avessimo fatto un errore nel non convocarlo noi in nazionale?

Recentemente in Argentina ci si è posti questa domanda: e se con Retegui avessimo fatto un errore nel non convocarlo noi in nazionale? E c’è chi ha ipotizzato già un finale della storia di questo tipo, al momento piuttosto inverosimile ma non così impossibile: immaginate una finale del Mondiale tra l’Abiceleste e gli azzurri (sempre che finalmente ci si riesca a qualificare). E pensate cosa si direbbe se proprio Mateo regalasse la Coppa del Mondo all’Italia… Non stupitevi, non è la sbornia post-Qatar a generare incubi di questo genere. Semmai, è il riflesso neanche troppo inconscio di una situazione che gli argentini hanno vissuto proprio con colui che il trofeo l’ha alzato: Lionel Messi. E in questi giorni se n’è parlato, anche in termini polemici.

Intanto i fatti. É noto come la Pulce abbia rischiato di giocare con la maglia della Spagna. Lo rivelò Vicente Del Bosque, che raccontò di come la federazione fece di tutto per convincerlo a giocare nella Roja. Che peraltro, anche senza di lui, ha infilato un ciclo tra il 2008 e il 2012 di vittorie tra Europeo, Mondiale e di nuovo Europeo che non ha eguali in nessun’altra nazionale della storia, Leo sarebbe stato una semplice ciliegina sulla torta, oppure l’uomo che avrebbe potuto prolungarlo ulteriormente. I fatti risalgono al 2004. Messi aveva 17 anni e il suo debutto con Barcellona c’era già stato. Un po’ come Maradona, di lui si parlava un po’ ovunque sin dai primissimi calci, ma un conto era Diego che si esibiva in patria, un altro è un ragazzo che gioca lontano, in un’era dove il calcio era già molto televisto, ma nulla di paragonabile con ciò che succede oggi.

E qui interviene Marcelo Bielsa. Un giorno El Loco è nella capitale della Catalunya e riceve un VHS dove sono riprodotte le immagini di un minorenne che sembra già un campione. Quando finalmente rintracciano il padre del ragazzo, lui conferma che Lionel sta aspettando la chiamata, vuole assolutamente giocare con la nazionale argentina. Fu così che il presidente della Federazione, Julio Grondona, si diede da fare per organizzare in tempi rapidissimi un’amichevole con il Paraguay, per la verità con una formazione più che improvvisata. Il risultato lo conferma: 8-0 per la Seleccion, Leo firma una rete in una squadra dove c’è anche un certo Ezequiel Lavezzi che qui in Italia conosciamo molto bene.

Dicevamo delle polemiche. Nei giorni scorsi, Messi ha partecipato da protaginista alle celebrazioni sul campo e non più sulla strade della vittoria del Mondiale. Nelle due amichevoli con Panama e Curaçao si è dedicato a collezionare record. Ha segnato la rete numero 800 della sua carriera; ha toccato e scavallato quota 100 gol con l’Argentina; ha eguagliato il numero di gol su punizione di Maradona e Zico. In più, ha firmato migliaia di autografi, si è fatto immortalare in altrettante foto, lo si è visto commuoversi per un’accoglienza che lo ha eletto a livelli di santità, come si vedeva in non poche magliette celebrative.

Unica voce dissonante quella del figlio di Grondona, Humberto. Il primogenito dello storico presidente dell’Afa non si è unito al coro plaudente e ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Vorrei che un giorno questo ragazzo, il più grande di tutti, dicesse: “Devo ringraziare Julio Grondona perché è grazie a lui che gioco nella nazionale argentina”. Il capitano della nostra squadra, il miglior giocatore del mondo, gioca con noi perché un uomo ha avuto l’idea di fare una partita. Messi non venne convocato per una decisione del Commissario Tecnico. Fu mio padre a volerlo a tutti i costi».

Finale del film: lo avevate capito che a dire che Retegui un giorno segnerà nella finale Italia-Argentina è stato lui, Humberto Grondona

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Redazione F

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