Anche Rino Gattuso ha sentito l’esigenza di dire la sua sulla lotta di potere attualmente in corso nel Milan. L’ex rossonero, come prevedibile che fosse, ha preso le difese di Adriano Galliani, dirigente che l’ha voluto e poi “coccolato” per tanti anni. Più che legittima da parte di Gattuso la scelta di appoggiare Galliani nella lotta interna tra i “tradizionalisti” e gli “innovatori”, anche se probabilmente avrebbe comunque preferito l’esperto dirigente in quanto uomo. Secondo Gattuso, infatti, Barbara Berlusconi non avrebbe gli attributi necessari per occuparsi di calcio:
“Penso che uno come Galliani, per tutto quello che ha fatto e per come ha gestito in tutti questi anni la società, meriti rispetto. E poi io le donne, mi dispiace dirlo, non le vedo bene nel mondo del calcio”
Un’affermazione decisamente sessista, che probabilmente Gattuso avrebbe fatto meglio ad evitare, apprezzabile solo per l’onestà intellettuale priva di inutili giri di parole. L’ex allenatore del Palermo ha anche rimarcato la sua stima nei confronti della Juventus, squadra per la quale ha sempre dimostrato apprezzamento negli ultimi tempi. D’altra parte il suo progetto è quello di seguire l’esempio di Antonio Conte; fare la giusta gavetta con l’obiettivo di tornare nella sua squadra del cuore senza nessuna scorciatoia. Purtroppo per lui il vulcanico Zamparini non gli ha concesso molto tempo, preferendogli la certezza Iachini.
“La Juve è la squadra da battere, anche se la Roma sta facendo grandi cose e sarà una bella lotta. Quello che mi ha impressionato dei bianconeri è che hanno un gruppo incredibile. Anche nell’ultima partita si vedeva che volevano fare gol a tutti i costi”.
Non sorprende il fatto che Gattuso apprezzi il lavoro di Antonio Conte, anche perché il tecnico salentino ha molto in comune con Marcello Lippi sotto il profilo della personalità. Con Lippi allenatore Gattuso ha conquistato il Mondiale del 2006, un successo frutto della determinazione di un gruppo di giocatori motivato dallo scandalo Calciopoli, ma anche alla ricerca del riscatto dopo l’eliminazione del 2002 contro la Corea del Sud, enormemente agevolata da quel cialtrone di Byron Moreno.
“È un errore quando un allenatore deve scegliere un leader perché viene fuori da solo, senza bisogno di sceglierlo. Poi ci sono allenatori, come Marcello Lippi, che sono più leader dei giocatori. Lui al Mondiale del 2006 era capace di ribaltarci e lo fece prima della partita con l’Australia quando pensavamo che volesse farci i complimenti per come ci eravamo allenati e invece si infuriò perché qualche giocatore aveva parlato con la stampa. In una conferenza stampa in Nazionale ho parlato per 20 minuti di Milan, nel pomeriggio Lippi mi ha chiamato da parte e mi ha detto che eravamo in azzurro e che di Milan si parlava a Milanello. Lui era veramente un leader, con lui non si passava”.
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