Ashkan Dejagah of Iran (C) celebrates with Anderanik Teymourian (R) after scoring during their 2015 Asian Cup group B qualifying football match against Thailand at Rajamangala stadium in Bangkok on November 15, 2013. AFP PHOTO / PORNCHAI KITTIWONGSAKUL (Photo credit should read PORNCHAI KITTIWONGSAKUL/AFP/Getty Images)
Storia d’altri tempi quella dell’Iran. Di un calcio che evoca ricordi di magliette strappate e poi riutilizzate per la partita successiva, di palloni scuciti e di scarpe bucate. Quattro anni fa, in Sudafrica, fu la Corea del Nord a catturare la nostra attenzione. La Nazionale di uno dei paesi più isolazionisti del mondo era sponsorizzata dalla Legea, azienda napoletana che in quel periodo forniva materiale sportivo anche all’Iran. In questo mondiale lo sponsor tecnico dell’Iran è la tedesca Uhlsport, ma in Brasile la valigia dei calciatori iraniani è dotata di una sola tuta e di un’unica divisa da utilizzare per almeno tre partite.
La direttiva di austerity ordinata dalla Federcalcio iraniana era già nota a metà maggio quando il presidente della federcalcio Ali Kafashian spiegò che per motivi prettamente economici i calciatori non potevano scambiarsi la maglia con gli avversari a fine partita: “I giocatori devono economizzare, e non daremo loro una maglia nuova a ogni partita“, spiegò Kafashian. Il portiere Alireza Haghighi obbedì alla lettera e lavò la sua maglia a tal punto che si restrinse. “Ora ai nostri – puntualizzò Kafashian – è stato spiegato che se fanno da soli, non devono lavare le casacche con acqua calda“.
La crisi economica e l’embargo della comunità internazionale contro il programma nucleare iraniano stanno mettendo in ginocchio il paese e la Federcalcio si è dovuta adeguare. I giocatori iraniani che scenderanno in campo, inoltre, dovranno fare attenzione a non perdere la tuta o la maglietta da gioco pena l’esclusione dalla formazione titolare. Carlos Queiroz, un commissario tecnico di tutto rispetto che ha allenato anche Portogallo e Real Madrid, ultimamente non nasconde il malumore per questa situazione e prima del Mondiale sembra si sia lasciato scappare un “Non aspettatevi molto da noi“.
Resta da chiedersi il ruolo dell’Ulhsport in tutta questa storia, anche perché il materiale tecnico di solito viene fornito gratuitamente. Con tutta la comprensione possibile per una realtà particolare, tre divise e tre t-shirt da gioco per tre partite (l’Iran difficilmente supererà il girone), sicuramente non avrebbero danneggiato più di tanto le casse della Federazione.
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