Tanto tuonò che piovve in casa Monza. Un vecchio adagio popolare da rispolverare per fotografare quanto successo nel martedì brianzolo, con un cambio in panchina che non si può certo definire fulmine a ciel sereno.
Smettendo in fretta con proverbi e affini, cade dunque la testa di Giovanni Stroppa dopo che le parole di Silvio Berlusconi erano risuonate sinistre (lo giuro, non c’entra niente con la campagna elettorale) sul futuro del tecnico lodigiano. L’ingombrante patron aveva di fatto preannunciato la sua discesa in campo per imprimere la svolta nel club e, a sorpresa, promuovere Raffaele Palladino sperando in una intuizione alla “Capello” che fu.
E così l’esonero si è fatto inevitabile, malgrado i biancorossi abbiano incassato proprio domenica il primo punto in Serie A, mostrando qualche (seppur timido) segnale di crescita. Ma d’altro canto era impensabile che questa squadra potesse viaggiare a mille, con una rosa extralarge da più di 30 giocatori effettivi e circa una quindicina di nuovi acquisti, gli ultimi dei quali arrivati sul gong di inizio settembre.
Come può un allenatore vincente fino a giugno essere bocciato dopo una manciata di partite e con un gruppo totalmente rinnovato? Se non piaceva a prescindere, tanto valeva interrompere il rapporto alla fine della scorsa stagione e ripartire da zero. Evitando di perdere tempo prezioso e di additare Stroppa come carnefice di una situazione della quale è invece prima vittima. Eppure c’è ben poco di nuovo anche in questa vicenda: gli allenatori pagano non solo le colpe proprie, ma anche e soprattutto quelle altrui. Ora tocca a Palladino, auguri.
L’articolo Monza si rifà il trucco: ma Stroppa è la vittima, non il carnefice proviene da Calcio News 24.
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