Olympiacos-Juventus: la tristezza del non gioco, Allegri che fai?

Per più di un’ora è la Juve più brutta dell’ultimo triennio. Tutti sbagliano. L’unico che si sbatte è Alvaro Morata. E sarà un caso (oppure no), ma è quello che pochi mesi fa la Champions l’ha sollevata al cielo (anche se più da comprimario che da protagonista). Pirlo lancia maledizioni agli dei e non imbrocca un passaggio (roba da primato). Un paio di volte cerca il riscatto su punizione, ma di maledetta c’è solo la serata.

Dopo un’ora circa, esce dal campo. E lo stadio dell’Olympiacos gli tributa un applauso. Alla carriera, forse, oppure sono semplicemente felici che non abbia combinato niente. Sarà un caso anche questo, ma la Signora dopo poco esce dal labirinto in cui si ficca in ogni gara europea. Non che dalla panchina il tecnico abbia fatto qualcosa di particolare, semplicemente i greci calano (normale) e la Juve riesce a spingere maggiormente con gli esterni e ad alzare il baricentro.

Intendiamoci, non che il gioco scorra fluido neanche in questo frangente. I campioni d’Italia vanno avanti di rabbia, di spunti isolati. Tevez – disastroso anche lui ieri sera – si fa vedere più spesso. Morata continua a litigare con Roberto, portiere che è dovuto emigrare dalla Spagna alla Grecia per rinascere. E purtroppo vince sempre il numero uno. Pogba fa l’ala sinistra e imbrocca i cross. Perché è vero che manca l’ariete Llorente, ma la Juve di Allegri pare incapace di mettere palloni in area. Manco scottasse, l’area di rigore Olympiacos.

Il cronometro corre. Le occasioni fioccano. La traversa strozza l’urlo in gola ancora a Morata. Allegri toglie Paul (ma perché?) dopo aver messo dentro Pereyra. Negli ultimi cinque minuti inserisce Giovinco (come con il Sassuolo), ma la formica atomica non è fatta per risolvere qualcosa in così poco tempo. E infatti. Di più. Sbaglia pure ciò che di solito sa fare, calci di punizione e calci d’angolo. Pare che Allegri gli avesse chiesto solo e semplicemente di saltare l’uomo. Mah.

L’Olympiacos porta a casa i tre punti. Non decisivi per la qualificazione, ma fondamentali. La Juve continua a soffrire le trasferte europee. Dove è una provincialotta, non una nobile e famosa Signora. Si comporta come tale. Si mette l’abito buono della festa, ma poi non lo sa sfoggiare. Una cosa però resta, dopo lo 0-1 greco, e va al di là della Champions. I preoccupanti segnali di non gioco visti con il Sassuolo si sono ripetuti ad Atene. Le preoccupanti differenze tra la Juve di Conte e quella di Max stanno emergendo. E’ da questo labirinto che bisogna uscire al più presto. A incoraggiare c’è solo il finale di ieri sera: si è rivista la voglia di non perdere. Che con Conte, però, diventava quasi sempre vittoria. Mentre con Allegri ha prodotto uno striminzito 1-1 con l’ultima in classifica e un altro ko in quell’Europa che, con il Milan, Max sapeva domare anche nelle stagioni più buie.

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