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Che fine ha fatto Paolo Pulici?

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Paolo Pulici, registrato come Paolino all’anagrafe, ha appeso le scarpette al chiodo ormai trent’anni fa, ma il tempo passato da quel lontano 1985 sembra essere molto di più. Vuoi per il personaggio schivo, poco avvezzo alle luci dei riflettori, vuoi per il suo modo di giocare che sembra relegato ormai ad un’altra epoca. Lui e Ciccio Graziani erano i gemelli del gol, la coppia che ha fatto sognare i tifosi granata negli anni ’70, andando a formare un reparto offensivo micidiale, in grado di regalare a suon di gol uno scudetto al Torino, nel 1975/76, il primo successo dopo gli anni d’oro del Grande Torino di Valentino Mazzola.

Cresciuto nel Legnano, Pulici viene scartato dall’Inter, lo nota Edmondo Fabbri che lo porta in Piemonte. Le sue prime stagioni non sono esaltanti, il giocatore deve maturare, lo farà sotto la guida di Gustavo Giagnoni che addirittura lo mette fuori squadra per un paio di mesi per permettergli di allenarsi con i tecnici delle giovanili, c’erano da migliorare i fondamentali e la freddezza in area di rigore. La cura funziona, Pulici torna in prima squadra ed è un giocatore nuovo, soprattutto è un attaccante che segna caterve di gol. Diventa capocannoniere della Serie A per la prima volta nel 1973, in campionato realizza 17 gol come Savoldi e Rivera. Si ripeterà nel 1975 e nel 1976, realizzando 18 e 21 gol. Sua anche la rete decisiva contro il Cesena, quella che regala lo scudetto al Torino.

In questi anni viene convocato anche in Nazionale, realizza 5 gol in tutto ma le sue prestazioni non sono convincenti come quelle che riesce a sfoderare con la maglia granata, nonostante spesso abbia a fianco il suo “gemello” Graziani. Nel 1982 lascia il Torino per trasferirsi a Udine ma ormai la sua vena sembra essersi esaurita, in una stagione realizza solo 5 gol. Poi si sposta a Firenze, in due anni colleziona 40 presenze in campionato ma va a segno solo tre volte. Si convince così ad abbandonare il mondo del calcio giocato e forse per lui l’intero circo del pallone. Incontra però Titta Rota che lo convince a fare l’allenatore in seconda a Piacenza, i lombardi conquistano una promozione ma proprio quest’esperienza gli fa capire che il nuovo mondo del calcio non fa per lui. Qualche anno più tardi ammetterà: “Poi mi accorsi però che per i giocatori i valori erano altri, soldi, soldi, troppi soldi. Per noi la gioia vera era giocare un derby, ora si discute prima del premio partita”.

Ma il primo amore non si scorda mai, la sua passione per il calcio l’ha trasferita nel mondo dei giovanissimi, dal 1996 ha iniziato a collaborare con la Tritium di Trezzano sul Naviglio, a due passi dalla sua Roncello. Ha allenato i Pulcini per molti anni, ora è il responsabile della scuola calcio del club che ora milita nella Promozione lombarda, dopo essere stato escluso dalla Lega Pro Prima Divisione la scorsa estate. Così ha spiegato la sua passione per le giovani speranze del calcio:

“Mi diverto con loro perché i ragazzini dell’età che alleno sono ancora nella dimensione del calcio concepito come gioco. In loro rivedo me stesso e penso che con i bambini il discorso calcistico è sempre uguale, non è affatto cambiato, hanno un approccio molto positivo al gruppo, tanta voglia di fare ma soprattutto di divertirsi. Certo, spesso vogliono che gli mostri come muoversi in campo, ma me la cavo ancora, mi manca po’ di fiato, ma il resto c’è. Forse, sono i genitori a non essere più quelli di una volta: ai miei tempi non avevano né tempo né la voglia di seguire i propri figli sui campi di gioco, mentre adesso basta vedere il proprio ragazzo con la casacca per farne già un campione. Ammetto che mi fanno sorridere”.

Gianni Brera lo aveva ribattezzato “Puliciclone”, per i tifosi del Toro e per gli amici è sempre stato Pupi, a lui ha dedicato anche una canzone il comico Flavio Oreglio, intitolata appunto Il Ciclone. Ci ha sempre tenuto alla sua privacy, non lo si vede in televisione, è servito il centenario del club granata per poterlo rivedere in pubblico. Vive ancora nel suo paese di origine con la sua famiglia e si gode i nipoti. Le vacanze invece preferisce trascorrerle al mare, nella sua casa all’Elba, a Porto Azzurro dove si rilassa con la pesca, altra sua passione oltre a quella calcistica.

cesare10

Ingegnere poco più che trentenne, vive in una città con l'anacronistica (cit.) passione per i cavalli. In attesa di guadagnare con i numeri si diverte con le parole. Imbratta il web da tanto tempo. Una volta aveva anche un blog di dubbio successo, ma lo ha chiuso per aprirne uno del quale non ha mai rivelato l'indirizzo, regola che non sfugge a questa biografia: forse anche per questo, ma non solo, non ha lettori. Scrive di calcio per poter comprare il pane. Nel tempo libero scatta fotografie, partecipa a cortometraggi di aspiranti registi slavi e apre tumblr collaborativi con pretese virali. Gli piace guardare le facce delle bariste ogni volta che ordina bitter con gin.

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