CAGLIARI, ITALY - SEPTEMBER 24: Znedek Zeman coach of Cagliari look on during the Serie A match between Cagliari Calcio and Torino FC at Stadio Sant'Elia on September 24, 2014 in Cagliari, Italy. (Photo by Enrico Locci/Getty Images)
Zdenek Zeman è un allenatore che viene da lontano, così come ormai da lontano viene il paradigma del suo calcio: si ragiona per attaccare sempre, si accettano parità numeriche sistematiche in difesa, si gioca ogni pallone come se fosse l’inizio della prima azione della partita di allenamento, si applicano quattro concetti e si va a testa bassa. La tesi è: se tutto va alla perfezione ne esce la partita perfetta. Al netto del fatto che contro ci sia un avversario.
Quelli elencati sopra sono tutti bellissimi capisaldi per il manuale della teoria del calcio (non più) moderno. Il resto è pratica, che in Serie A ormai da troppi anni sono debacle in serie per il boemo che cercò di rivoluzionare il calcio italiano degli anni ’90, ovvero la crema del calcio europeo di quegli anni. Ci è quasi riuscito, poi un po’ tutti hanno capito cosa serviva per evitare la partita pazza e/o la sciagurata figura. Tutti tranne Walter Mazzarri, che invece di preparare la partita sull’avversario la prepara su se stesso, sul suo calcio minimalista, sull’idea che in valore assoluto giocare un calcio fatto di meno concetti base rispetto a quello di Zeman possa pagare, perché è il calcio all’italiana, ma non più il calcio del 2014.
Così, se Zeman o chi va in campo per lui trova subito spazio come lama nel burro, il minimo della logica ti dice che devi correre ai ripari. Subito. Perché questo Cagliari, come quai tutte le altre prima (di quelle che comunque non si sono spazientite subito dei metodi del boemo), ha i mezzi per fare il calcio di Zeman. Ha i giovincelli e i folletti, ha la follia e la temerarietà. L’Inter neppure quello.
I nerazzurri sono una linea retta, spesso piatta, che della cura Mazzarri raccolgono soltanto un percorso di crescita che magari li porterà anche a migliorarsi ancora, sognando il rientro in Champions League. Quindi il Cagliari ha imperversato. È il bello della Serie A. E il bello è che avviene contro una delle poche società a non aver avuto problemi di contraddittorio con un tecnico che nel tempo se l’è presa con il mondo perché il mondo non gli apparteneva improvvisamente più.
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