Alla fine delle stagioni, com’è ovvio e giusto che sia, si celebra chi vince un campionato. Ma osservando chi è arrivato secondo, dov’è che si possono andare a rintracciare i rimpianti? Andiamo a fare un rapido excursus sul primo degli sconfitti e i loro eventuali complessi di colpa.
BORUSSIA DORTMUND – Nessuno come i gialloneri di Germania. Arrivare all’ultima giornata in testa alla classifica, con la possibilità di battere il Mainz e interrompere così la decennale egemonia del Bayern, significa una sola cosa: se non ci riesci è un suicidio sportivo tra i più grandi. E siccome col pareggio si è verificato, resta da chiedersi se ci sono possibilità di risollevarsi da una situazione di questo genere.
ARSENAL – A lungo in testa, ma al momento della verità ha perso 4-1 col Manchester City. Dimostrando in quell’occasione che era andato oltre, non ne aveva più.
REAL MADRID – C’erano già 9 punti di svantaggio quando Ancelotti è andato al Camp Nou. La rete al minuto 91 di Kessie li ha portati a 12 e ha rappresentato il colpo del definitivo ko.
LENS – Quasi impossibile contrastare il Psg. Il quasi si toglie nel momento in cui nello scontro diretto si rimane in 10 dopo 19 minuti per il rosso di Abdul Samed: inevitabile perdere.
LAZIO – Troppo il divario dal Napoli per fare ragionamenti con un minimo di senso. Se non uno, di carattere statistico: se il calcio fosse una maratona, nel primo quarto d’ora la squadra di Sarri sarebbe una lepre. Nessuno ha gli approcci così devastanti per gli avversari. É dopo che si perde il ritmo (e i punti).
PSV – L’Eredivisie ha visto il Feyenoord stravincere, andando in fuga dalla sedicesima giornata. Ma la squadra di Eindhoven ha perso talmente tanti punti con le ultime 2 classificate – 3-0 col Cambuur e 4-2 col Groningen – che qualche pensiero se lo deve fare.
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