Il Messaggero ha intervistato Arrigo Sacchi per cercare di capire le ragioni del flop della nazionale italiana. “Vogliamo vincere come viviamo. Pensiamo sempre che arriverà qualcuno o qualcosa a sistemare le cose al posto nostro. Siamo arretrati, siamo fermi a sessant’ anni fa. Il calcio e il nostro Paese. Non ci sono idee. Di cosa ci stupiamo? No, Mancini non ha colpe. Non ne vedo. Deve restare, altro che andare via. Ma non a queste condizioni, non senza avere garanzie dalla Federcalcio e da Gravina che qualcosa cambierà nel sistema calcio italiano”.
“Se non fosse stata per la Nazionale che ha vinto l’Europeo a Wembley, e con merito, devo essere io a ricordare cosa abbiamo vinto in Europa negli ultimi 12 anni? Zero. L’ultima Champions è quella di Mourinho e dell’Inter. Si pensa che il problema sia il ct o i calciatori. Ma non è così. I colpevoli non sono loro: gli altri si evolvono, noi no. E adesso il presidente Gravina, uomo competente, deve mettersi al lavoro per provare a cambiare. Sennò tra quattro anni staremo a parlare di un nuovo fallimento. Non sarà facile rialzare la testa. Le cose da salvare sono poche. E questa eliminazione non deve dare alibi: il rinnovamento deve essere totale e passa per il sacrificio, per mettere il merito al centro di ogni cosa, per trovare l’essenza del calcio. Saremo in grado di farlo?“.
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