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Sandro Mazzola piange in diretta per gli striscioni su Superga: “Lo Stadium andava chiuso per un anno”

[blogo-video provider_video_id=”3pslNxcGG3s” provider=”youtube” title=”Striscioni sulla strage di Superga – Sandro Mazzola scoppia in lacrime a Radio Kiss Kiss” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=3pslNxcGG3s”]

Gli striscioni esposti dai tifosi juventini nel corso dell’ultimo derby, due per la precisione, oltraggiosi nei confronti della memoria della tragedia di Superga hanno indignato un po’ tutti, la sanzione di 25.000 comminata dal giudice sportivo al club bianconero non ha fatto altro che accrescere la polemica, poiché ritenuta poco congrua e sicuramente inefficace. L’episodio era stato prontamente condannato dalla Juventus, Andrea Agnelli in persona attraverso il profilo Twitter ufficiale della società aveva usato parole molto dure contro questi “sostenitori”, ricordando che tutte le tragedie, senza distinzione, non vanno “toccate”.

Oggi Sandro Mazzola è tornato sull’argomento, lo ha fatto intervenendo nel corso della trasmissione “Siamo tutti ct” di Radio Kiss Kiss. L’ex interista, figlio del grande Valentino che nello schianto di Superga perse la vita insieme a tanti altri suoi compagni del Grande Torino, è scoppiato in lacrime in diretta mentre spiegava che episodi del genere andrebbero puniti con maggiore severità. Secondo Mazzola in casi come questi bisognerebbe dare l’esempio con pene molto severe come la chiusura dell’interno stadio anche per un anno intero:

Sono stati vergognosi, solo in Italia succedono queste cose. Non centra la dirigenza della Juventus, che è composta da persone eccezionali, ma la tifoseria andava punita in maniera esemplare. Tosel è ridicolo, ridicolo. Quella curva e quello stadio andavano chiusi per un anno.

Parole non nuove, già nei giorni scorsi l’ex calciatore e dirigente aveva rilasciato dichiarazioni dello stesso tenore in un’intervista rilasciata a Tuttosport. Anche in quell’occasione ci aveva tenuto a precisare che il club non c’entra niente e per questo la multa in fondo serviva a poco, ritenendo però fondamentale una pena più severa come la chiusura dell’intero stadio per un lungo periodo di tempo:

E la società bianconera cosa ha fatto per dover tirar fuori quei soldi? Non avrebbe controllato agli ingressi cosa veniva introdotto nello stadio? Vero, ma i club purtroppo non riescono a fare certi controlli e le leggi non li aiutano. La multa è stato un segnale inesistente da parte della Federazione. Leggere quello striscione mi ha fatto molto molto male, ma penso che abbia ferito parecchio anche i tifosi del Torino, compresi tanti giovani che hanno conosciuto dai libri e dai racconti ciò che è successo a quella grande squadra dove giocava mio padre. La presa di posizione di Andrea Agnelli? Mi è piaciuta, ma conoscendo la famiglia Agnelli non avevo dubbi. Adesso, però, è arrivato il momento di prendere decisioni forti, anzi drastiche. Anche chiudere un intero stadio per un anno. I segnali vanno dati quando succede qualcosa di grave e questa sarebbe stata l’occasione giusta.

Francamente chiudere un impianto per un anno intero sembra eccessivo. Se è vero che una multa di 25000 euro è quasi simbolica e servirà davvero a poco, è altrettanto evidente che la chiusura dello stadio causerebbe un danno economico troppo importante per una società che, come ricordato dallo stesso Mazzola, poco può fare in queste circostanze. L’indignazione dell’ex Inter è legittima, anche per il coinvolgimento personale, ma sarebbe bello se lo stesso tipo di reazione si potesse osservare ogni settimana quando negli stadi d’Italia sono frequenti i cori contro le vittime dell’Heysel. A Firenze, ma non solo, il “-39” è diventato addirittura un vessillo da esibire con fierezza, l’indignazione sembra però essere solo bianconera. Sarebbe bello se ci fosse un po’ di coerenza.

cesare10

Ingegnere poco più che trentenne, vive in una città con l'anacronistica (cit.) passione per i cavalli. In attesa di guadagnare con i numeri si diverte con le parole. Imbratta il web da tanto tempo. Una volta aveva anche un blog di dubbio successo, ma lo ha chiuso per aprirne uno del quale non ha mai rivelato l'indirizzo, regola che non sfugge a questa biografia: forse anche per questo, ma non solo, non ha lettori. Scrive di calcio per poter comprare il pane. Nel tempo libero scatta fotografie, partecipa a cortometraggi di aspiranti registi slavi e apre tumblr collaborativi con pretese virali. Gli piace guardare le facce delle bariste ogni volta che ordina bitter con gin.

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