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Serie A 2014-2015: 7 squadre senza sponsor sulle maglie, appeal ai minimi storici

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La Serie A continua a perdere terreno rispetto agli altri principali campionati europei: il fatturato delle big del continente è al momento inarrivabile per i top club nostrani ed a confermare che il divario, almeno nell’immediato, è destinato ad allargarsi, c’è la costante “moria” di sponsor. A tre giorni dai nastri di partenza della Serie A 2014-2015, sono ben 7 su 20 i club che si presenteranno in campo senza alcuno sponsor sulle rispettive casacche. E non stiamo parlando di club “minori” perché alcune di esse facevano parte delle cosiddette sorelle che qualche anno fa si contendevano il dominio della penisola. Fiorentina, Genoa, Lazio, Palermo, Roma, Cesena e Sampdoria sono le squadre prive al momento di main sponsor, record negativo per la Serie A.

Il confronto con Premier League, Bundesliga, Liga Spagnola e ora anche con la Ligue 1 è quasi impietoso. In Spagna, solo Valencia e Levante sono al momento alla ricerca di un marchio da associare alle proprie maglie, mentre nel resto d’Europa fanno praticamente a gara per occupare anche piccoli buchi rimasti sulle divise anche di club non proprio blasonati. Proprio mentre la Lega di A si accoda alla Serie B aprendo al terzo sponsor sulle divise di gioco (potrà essere applicato sul retro), dunque, c’è chi come la Roma non riesce nemmeno a trovare un partner principale. Il club capitolino, a dire il vero, fin qui ha rifiutato diverse proposte, tra cui quello di una compagnia aerea che offriva circa 5 milioni di euro l’anno, poiché ha fissato il “costo” sui 15 milioni di euro, due milioni in più rispetto a quanto incassano attualmente Milan, Juventus e Inter.

Discorso analogo per la Lazio – da otto stagioni senza sponsor – con Lotito che ribadisce di non voler sminuire il valore del brand solo per incassare qualche milione di euro da uno sponsor. Singolare la posizione del Genoa, che ha un co-sponsor in McVitie’s, ma non ancora un partner principale. Ovviamente, la situazione è molto difficile e non riassumibile in poche righe: alla crisi del calcio italiano e alla conseguente fuga degli sponsor, contribuiscono diversi fattori, dalla sempre inferiore truppa di top player che calcano i nostri campi di gioco, alla mancanza di stadi nuovi e di proprietà, come quello della Juventus, alla latitanza di strategie volte alla promozione dei marchi e degli sponsor annessi. Insomma, i presidenti di Serie A se la giocano ormai solo sul terreno dei diritti televisivi: una volta spartita la torta, tornano tutti a casa contenti. Mentre il valore della serie A continua a scemare: basti pensare che Barclays per apporre il proprio marchio sul campionato inglese sgancia oltre 50 milioni sterline, contro i 15,7 milioni spesi da Tim per dare il nome al campionato di calcio nostrano.

Mirko Nicolino

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