La superiorità del Psg è talmente evidente in patria da non fare troppa notizia. Il problema è che non la fa neanche per i suoi stessi tifosi, che non riescono a festeggiare adeguatamente i titoli nazionali per tre ragioni:
1) Perché la maledizione della Champions perdura, nonostante in questi anni Al-Khelaifi abbia continuato a riempire di stelle il suo firmamento, da cui discende l’angosciante domanda: cosa si può fare di più?
2) Perché manca un vero competitor che renda la corsa appassionante. Anche se quest’anno il monologo è stato meno monotono, è possibile che a Parigi abbiamo guardato con invidia l’altro monopolista del calcio europeo, il Bayern, vincere la Bundesliga all’ultima giornata e in rimonta, provando un’emozione inedita.
3) Perché c’è una sensazione di pigrizia che a un certo punto fatalmente fa capolino. Scendendo più nel concreto: il Psg dovrebbe divertirsi a dominare tutti gli incontri. E i numeri, invece, rivelano la tendenza del tutto naturale e umana: a un certo momento ci si accontenta. Ecco la prova.
Il divario di punti nella classifica finale è stato di una sola lunghezza, visto che il Psg dopo aver vinto lo scontro diretto con il Lens ha gestito il vantaggio e ha tirato i remi in barca, tanto poteva permetterselo, mentre i rivali infilavano una sequenza di 7 successi consecutivi. Osservando i gol, però, le esatte proporzioni del dominio della capitale emergono con chiarezza. Mbappé è abbonato al titolo di capocannoniere, l’attacco più vicino è quello del Monaco con ben 19 reti in meno, mezza a partita. Chiudere con 89 gol il torneo significa avere viaggiato alla media di 2,3. Tanto, se non ci fossero state le prime 3 giornate dove Messi e compagni avevano totalizzato 17 centri! Se fosse diventata un’abitudine, allora sì che a Parigi ci si sarebbe divertiti. Se si è così più forti, allora che lo si sia fino in fondo. Altrimenti, che senso ha tutto questo ben di Dio a disposizione?
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