TURIN, ITALY - MAY 18: Mirko Vucinic of Juventus FC celebrates win the Serie A trophy at the end of the Serie A match between Juventus and Cagliari Calcio at Juventus Arena on May 18, 2014 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Ad Abu Dhabi si trova come un pascià. Sarà per questo motivo che, con distacco, Mirko Vucinic può parlare ora di campionato italiano, di Juventus, Roma e Inter. Soprattutto dei nerazzurri, che liquida così:
“A gennaio scorso per un minuto sono stato nerazzurro, un minuto dopo ero di nuovo bianconero. Ma sono contento che sia andata a finire così, anche a mente fredda”.
Alla Gazzetta dello Sport, l’attaccante montenegrino racconta la sua lunga avventura italiana:
“Ero piccolo quando arrivai a Lecce e mi trovai catapultato in una nazione diversa. Bellissima, per carità, ma non capivo una parola di italiano. Ci ho messo un anno per impararlo”.
La nuova avventura pare meno difficoltosa:
“Sono più grande, ho personalità e ho viaggiato parecchio. E poi, con l’inglese me la cavo, cosa che aiuta molto. All’Al Jazira come si sta? Per me è un’esperienza nuova, mi trovo bene e ho tanto entusiasmo. Il livello del calcio è buono. Certo, tatticamente non è l’Italia, però…”.
Ha già segnato sei gol in quattro partite nel nuovo campionato, ben cinque solo negli ultimi due match:
“Ma segnare è difficile ovunque. Diciamo che mi sta andando tutto bene. La vita fuori dal campo è totalmente diversa dall’Italia. La cosa più bella è che cammini senza che qualcuno ti riconosca. Sei uno qualunque”.
Domenica ci sarà Juventus-Roma e Vucinic sa da che parte stare:
“Tifo per i campioni d’Italia, ma nella squadra di Garcia ci giocherei volentieri. Quella nella capitale è stata un’esperienza bellissima. Come si ferma Totti? E’ impossibile, ci provano da 21 anni, ma non ce l’ha fatta ancora nessuno”.
La Juve di Allegri che squadre è:
“Senza Conte i bianconeri hanno perso tantissimo, ma con Allegri ha guadagnato altrettanto. Si vede la sua mano e soprattutto gli va dato il merito di aver preso il controllo in totale armonia di una squadra abituata negli ultimi tre anni a ragionare in un altro modo. E oltretutto sta vincendo sempre”.
Tifa Juve, sostiene Garcia. E alla fine, Mirko decide di non scontentare nessuno:
“A Roma è nato mio figlio e ho segnato nel derby, a Torino ho vinto il primo scudetto con un mio gol decisivo. In giallorosso la tifoseria è più calorosa, in bianconero la pressione è maggiore. Juve e Roma non lotteranno solo per il tricolore, ma andranno lontane anche in Champions League”.
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