Paris Saint-Germain's Swedish forward Zlatan Ibrahimovic reacts during an UEFA Chanpions League group C football match between Paris Saint-Germain and Olympiakos Piraeus on November 27, 2013 at the Parc des Princes stadium in Paris. AFP PHOTO / FRANCK FIFE (Photo credit should read FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)
Ieri sera dopo soli sette minuti di gioco ha sbloccato la gara contro l’Olympiacos andando a segno con un tocco sotto misura su assistenza perfetta dalla destra di Van der Wiel. Il gol, la vittoria arrivata in extremis e la conseguente qualificazione matematica agli ottavi di finale con un turno di anticipo da parte del Psg hanno permesso a Zlatan Ibrahimovic di festeggiare al meglio la sua centesima presenza in Champions League.
Nel dopo partita l’attaccante svedese, capocannoniere insieme a Cristiano Ronaldo a quota 8 gol nella fase a gironi, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti presenti al Parco dei Principi. Tra di esse non è mancata una che non lascia dubbi e che anzi conferma un’idea già cementificata in molti di noi: l’umiltà non è tra i tratti distintivi del carattere del calciatore 32enne.
Ibra, infatti, interpellato sulla corsa al Pallone d’Oro, ha spiegato con tono deciso, smorzato solo da un iniziale sorriso:
Non penso al Pallone d’Oro come fanno tanti altri. Per alcuni giocatori il Pallone d’Oro è molto importante, non lo è per me. Io so quanto valgo e non ho bisogno di un trofeo per dire a me stesso che sono il migliore.
Come noto, l’ex attaccante di Juventus, Inter e Milan si gioca il prestigioso riconoscimento organizzato da France Football e Fifa con Cristiano Ronaldo e Franck Ribery (Lionel Messi sembra più staccato). La sensazione però è che ad avere la meglio alla fine sarà il portoghese, forse grazie anche alla discussa riapertura delle urne decisa da Blatter.
Così, Ibra, che non è stupido, ha intuito che il premio non andrà a lui, e ai giornalisti che lo stuzzicano sul tema che in realtà non lo lascia per nulla indifferente ha deciso di rispondere in maniera diretta. Senza affidarsi alla diplomazia e al fair play forzato.
Ibra, che soltanto pochi giorni fa, dopo lo spareggio perso contro il Portogallo, aveva dichiarato che “un Mondiale senza di me è poca cosa, non c’è davvero nulla da guardare e non vale nemmeno la pena aspettarlo con ansia” si sente il migliore. O comunque dice di esserlo.
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