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64 anni fa la tragedia del Grande Torino | La commemorazione a Superga

[blogo-video provider_video_id=”xt7yfYyi-ql3D2ANY” provider=”jwplayer” title=”Le prodezze dei campioni del Grande Torino” thumb=”http://bvideo.blogo.it/thumbs/xt7yfYyi-720.jpg” url=”http://bvideo.blogo.it/players/xt7yfYyi-ql3D2ANY.js”]Oggi è il giorno del sessantaquattresimo anniversario del disastro aereo che cancellò il Grande Torino. Era il 4 maggio 1949 e a distanza di 64 anni tutto il Torino FC è salito sul colle di Superga per la commemorazione del “Grande Torino”. Alle 14.30 Aldo Rabino, il cappellano del Toro, ha celebrato la funzione religiosa, anticipata di qualche ora rispetto al passato per permettere alla squadra (impegnata domani alle 15 a San Siro contro il Milan) di partecipare al ricordo senza scombussolare il giorno pre gara. Presente tutto il club, con in testa Urbano Cairo, e tanti tifosi provenienti da tutta Italia.

Dopo la funzione religiosa, il capitano Rolando Bianchi ha letto per l’ultima volta dalla lapide i nomi di tutti i caduti. Nella tragedia di Superga persero la vita trentuno persone fra atleti, dirigenti, giornalisti e membri dell’equipaggio: i giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert e gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri.

Morirono anche tre giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero della Stampa ed i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi. Si salvarono solo tre giocatori che per svariati motivi non parteciparono alla trasferta portoghese: il secondo portiere Renato Gandolfi che cedette il posto a Dino Ballarin, Sauro Tomà infortunato al ginocchio e Luigi Gandolfi, un giovane del vivaio granata. Si salvarono anche Ferruccio Novo, alle prese con una brutta broncopolmonite, ed il telecronista Nicolò Carosio che rimase a casa per la cresima del figlio.

Quel Torino vinse 5 scudetti di fila e una Coppa Italia. Dieci giocatori su undici giocavano nella Nazionale Italiana. La stagione 1948/49 fu portata a termine dalla formazione giovanile del Torino, che disputò le restanti quattro gare contro le formazioni giovanili delle altre squadre. Il Torino vinse tutte le rimanenti partite, chiudendo il campionato 1948/49 con 60 punti, cinque di vantaggio sull’Inter, seconda in classifica. Il 26 maggio 1949 venne organizzata allo stadio Comunale una partita il cui incasso fu destinato ai familiari delle vittime. Contro il River Plate (tra i due club esiste un forte legame) si schierò il Torino Simbolo, un gruppo di undici fuoriclasse prestati da tutte le squadre, che indossarono la maglia granata. Per il Toro giocarono Sentimenti IV, Manente, Furiassi, Annovazzi, Giovannini, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi, mentre stella degli argentini era Di Stefano. La partita terminò 2-2.

Chiudiamo come abbiamo aperto il pezzo lo scorso anno, con una frase di Indro Montanelli tratta dal Corriere della sera del 7 maggio 1949: « Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”. »

Link utili
ilgrandetorino.net
toroclub.it
wikipedia.org/wiki/Grande_Torino

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antonio

Semplicemente uno che scrive... Giornalista sportivo con la passione per la letteratura e un'altra, smodata, per la musica (in particolare new wave, post punk, goth-rock e psych-rock ). Venera il mare grazie al sangue isolano di sua madre che scorre nelle vene, nonostante una vita trascorsa tra palazzi e cemento...

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