Beppe Bergomi ha ripercorso i tratti salienti della sua carriera in un’intervista rilasciata a Tuttosport; eccone alcuni stralci. “Ho avuto una vita fortunata. Ho sempre cercato di divertirmi e giocare a calcio lo era. Dalla strada e l’oratorio sono finito all’Inter e in Nazionale, giocando quattro Mondiali. Tanti mi dicono che ho vinto poco, io rispondo che ho vinto il giusto, quello che meritavo e che sono rimasto per 20 anni a grandissimi livelli. Il pallone è la mia vita e lo è tuttora con Sky e la mia squadra di ragazzi all’Accademia Inter”.
“Io mi rivedo un po’ in Di Lorenzo. Chiaramente è un calcio diverso quello di oggi, ma anche lui è uno concentrato, sul pezzo, non sbaglia quasi mai una partita. È intelligente e mai banale. E nel recente passato direi Barzagli”.
“Il 6 settembre 1981, segnai il gol del 2-2 al Milan negli ultimi secondi in un derby di Coppa Italia che ci permise di superare il girone di qualificazione. Alla fine vincemmo in finale col Torino e per molti anni rimase l’ultimo successo dell’Inter in Coppa Italia (fino al ’04-05, ndr)”.
“Il derby è la partita che ho giocato di più, 44 volte; soffrivo nel prepararla, ma poi che gusto giocarla. Quando però nel 1995 arrivò Moratti, lui insieme ai gradi ex della Grande Inter come Facchetti e Mazzola, cambiarono la nostra visione e ci dissero che la rivale storica era la Juventus”.
“In porta Zenga; in difesa io e Ferri, Beppe Baresi a destra e Brehme a sinistra. A centrocampo Berti, Matteoli e Matthaus, il giocatore più forte con cui abbia mai giocato, una mentalità pazzesca. Davanti è dura sceglierne solo tre, me la cavo con Ronaldo, Altobelli e Rummenigge. Può andare?”.
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