Il sollievo per l’assoluzione totale è grande in casa Napoli. La società partenopea esce dalla vicenda del Calcioscommesse con il sorriso sulle labbra per la decisione della Corte Federale: restituiti i due punti in classifica e completamente riabilitati al ruolo di calciatori per le gare professionistiche Cannavaro e Grava, in precedenza squalificati per sei mesi. Il campionato, almeno per le parti altissime della classifica, non subisce scossoni dall’esterno e, sportivamente parlando, è sicuramente un bene per la regolarità della lotta scudetto.
Restano, però, dubbi legittimi sul come si è arrivati a questa sentenza, sulla giustezza di dare penalizzazioni a campionato in corso (e in parte anche su quelle a inizio campionato), sull’intero organismo della Giustizia Sportiva che in questi casi si fonda sul discutibile criterio della responsabilità oggettiva, su una malcelata discrezionalità nel giudicare caso per caso e sui punti oscuri che riguardano i casi delle squadre coinvolte. La felicità di Paolo Cannavaro dopo l’uscita della sentenza è palpabile:
“È una gioia immensa a distanza di mezzora sto ancora piangendo dalla commozione. È stato un mese terribile, un inferno. È una liberazione, sono stato molto male, non potrò mai dimenticare cosa ho passato in questo mese. Voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicino: dalla Società, per tutto ciò che ha fatto, al mister e ai compagni che mi hanno confortato tutti i giorni”.
Pasquale Cannavaro, padre di Paolo, è intervenuto in diretta da Dubai ai microfoni di ‘Radio Crc’ per commentare la sentenza odierna, urlando in lacrime: “Giustizia è fatta, giustizia è fatta…“. Poi, sempre in diretta radiofonica, ecco la chiamata del figlio Paolo al genitore: “No, a papà; stai calmo“- ha detto padre Cannavaro mentre ascoltava il capitano azzurro singhiozzare al telefono. Intanto il figlio maggiore Fabio ha organizzato una grande festa in quel di Dubai.
Gianluca Grava non è da meno e non trattiene le lacrime:
“Quando ci siamo sentiti io e Paolo ci siamo messi a piangere dalla gioia. È la fine di un incubo, solo noi possiamo sapere quanto abbiamo sofferto e cosa abbiamo provato in questo mese. Sembrava un incubo dal quale non riuscivo più a svegliarmi. Provo una gioia immensa e sono felice che giustizia sia stata fatta”.
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