Trovata pubblicitaria o gesto razzista autentico? Nelle ultime ore il dibattito sull’episodio del Madrigal, quando Dani Alves ha raccolto una banana lanciata da uno spettatore nei pressi della bandierina del calcio d’angolo, l’ha sbucciata e l’ha mangiata. Il brasiliano ha ricevuto la solidarietà di tutto il mondo e l’hashtag #somostodosmacacos è diventato uno dei più cliccati del web in pochissimo tempo. Tutto troppo coordinato secondo il quotidiano spagnolo “As” che ipotizza una campagna di marketing orchestrata nei minimi dettagli per il marchio di abbigliamento Luciano Huck, presentatore televisivo e amico dell’attaccante del Barcellona. Gli indizi, in effetti, sono piuttosto pesanti e la maglietta al costo di 25 euro, subito messa in commercio, fa venire dei dubbi.
Quando si parla di razzismo, però, Dani Alves si fa serio. Il calciatore del Barcellona non utilizza eufemismi per descrivere come percepiscano il problema la Spagna ed i suoi abitanti. Razzisti e fintamente evoluti. Questo è il pensiero di Dani Alves riguardo agli spagnoli. L’intervista è stata rilasciata alla radio brasiliana Radio Globo e nel paese iberico sta già facendo discutere: “In Spagna c’è molto razzismo verso gli stranieri. Si vendono come un paese tra i primi del mondo, ma in alcune cose sono molto indietro. La Fifa dovrebbe prestare molta attenzione a queste cose“.
Dani Alves ritorna sul fattaccio di Villareal e propone una vendetta verso il tifoso lanciatore che però difficilmente si potrà consumare:
“La mia reazione è stata puramente spontanea. E’ stata incredibile, un’azione che ho fatto senza pensare alle conseguenze. Ho parlato di cose simili con i miei amici, però, pensandoci bene dovremmo iniziare una campagna. Il mondo è andato avanti e dobbiamo andare avanti con lui. E’ un tipo di mentalità che proprio non va bene. Che si tratti di calcio o della vita di tutti i giorni, dobbiamo muoverci e stare al passo con i tempi. Se potessi, metterei una fotografia del tifoso su internet, in modo che si senta umiliato per quello che ha fatto. Così non potrebbe più mostrare il suo volto in qualsiasi stadio. Quello che si sente è sorprendente, data la quantità di gioia che i giocatori stranieri hanno portato al calcio europeo”.
L’ex calciatore del Siviglia invita coloro che sono vittime di questi gesti a non “dare soddisfazioni” ai razzisti:
“Cose come questa vanno avanti da un po’, ma l’attacco arriva solo se il destinatario di tali insulti si sente offeso. Dobbiamo agire su cose come questa. Dobbiamo aprire le loro menti, cercare di aiutarli a capire che siamo tutti uguali. Non ci sono colori e razze. All’interno, abbiamo tutti il sangue dello stesso colore”.
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