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De Santis: il padre a Repubblica “Mio figlio un mostro? E’ stato massacrato”

Ivo De Santis, il papà di Daniele De Santis, l’ultras giallorosso arrestato con l’ipotesi di omicidio per la morte di Ciro Esposito, ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica.it. Parole che arrivano dopo che – secondo le perizie – il figlio avrebbe sì sparato, ma solo quando era già a terra, ferito e circondato dai tifosi del Napoli.

“Finalmente hanno raccontato come è andata davvero. In questi mesi abbiamo letto di tutto. Daniele è stato dipinto come un mostro, ma quelle descrizioni non corrispondono a nostro figlio. Lo conosciamo, non poteva essere vero. Gli avvocati tentavano di tranquillizzarci, ci dicevano che le carte dicevano altro. Siamo andati avanti così, sperando nel lavoro dei magistrati”.

Chi è allora quel Daniele De Santis che anni fa fece fermare addirittura il derby?

“Un ragazzo forse esuberante, ma buono e generoso. Ha avuto qualche problema in passato, ma non è mai andato oltre la scazzottata. E non chiamatelo ‘Gastone’, per noi lui è ‘Danielino’. Non l’abbiamo mai visto maneggiare armi. Poi c’è la ferita che ha in fronte. Gliel’hanno fatta con il calcio di una pistola. Vogliamo sapere cos’è successo veramente”.

Ivo racconta cosa gli è stato detto:

“Uno dei testimoni ha già detto che furono i napoletani ad aggredirlo. E spero che ce ne siano altri. Ripeto, Daniele non è un’orco e ci addolora che si sia detto che voleva aggredire donne e bambini. Impossibile. E poi che razza di agguato sarebbe? Era a casa sua e i testimoni dicono che è uscito da solo, che cinque minuti prima stava mangiando un panino e che era a volto scoperto. Sa cosa dice il suo vicino? Che ha parlato con Daniele un’ora prima che si scatenasse l’inferno e che si erano messi d’accordo per la cena. Gli aveva chiesto di comprare il cibo per i cani. Ci sono le telefonate, controllate”.

Botte e pistolettate come il Far West:

“Uno che pensa a un agguato non si comporta così, per di più accanto alla caserma dei carabinieri. E poi, se avesse voluto sparare a qualcuno, perché non avrebbe dovuto farlo subito? Daniele invece è scappato, cercando di chiudersi il cancello del centro sportivo alle spalle. Poi lo hanno massacrato. La nostra vita è stata stravolta da una tragedia enorme. Un ragazzo è morto, nostro figlio è stato ridotto in fin di vita. Ancora rischia di perdere una gamba. L’ultima volta che abbiamo visto Daniele in ospedale, era ricoperto di bubboni. Ora è di nuovo sotto antibiotici e sarà rioperato. Non siamo riusciti a parlargli. Se gli chiediamo qualcosa, si ripete, poi piange e si chiude nel mutismo. Non è nemmeno riuscito a realizzare cosa gli sia successo. E’ svenuto due o tre volte mentre lo picchiavano”.

Nessuna telefonata alla famiglia di Ciro Esposito:

“Rispettiamo il loro dolore. Abbiamo avuto paura che qualcuno pensasse a un gesto strumentale. Abbiamo pianto tanto anche noi. Siamo genitori e capiamo cosa si prova a perdere un figlio”.

alessandropignatelli

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