6 aprile 2014 – Non perdeva contro l’Everton da sette anni, ha vinto appena 3 gare nelle ultime 11 di Premier e rischia di non qualificarsi alla prossima Champions League, competizione a cui prende parte consecutivamente dal 1998: l’Arsenal rischia grosso e per Arsene Wenger, allenatore alsaziano al timone dei Gunners da quasi venti anni, non è mai stata così dura. Dopo averne buscate 17 tra City, Liverpool e Chelsea, la galleria stagionale degli orrori si arricchisce di un pesante 3-0 patito nel pomeriggio al Goodison Park e così se da una sponda del Mersey si ride e si sogna il titolo (il riferimento evidentemente è al Liverpool di Gerrard e Suarez), dall’altra parte i Toffees ora puntano al quarto posto e con un punto (e una gara) in meno proprio dell’Arsenal l’obiettivo è ora a portata di mano.
L’Everton, rimasto orfano di David Moyes (passato con alterne fortune al Manchester United), ha trovato in Roberto Martinez un degno sostituto: l’ex manager del Wigan fa giocare bene la sua squadra e oggi se n’è avuta l’ennesima conferma. Nel primo tempo già 2-0 per i padroni di casa: la gara la sblocca Naismith al quarto d’ora, abile a insaccare raccogliendo una respinta corta di Szczęsny su conclusione di Lukaku; il belga venti minuti dopo decide di mettere il proprio nome sul tabellino e raddoppia con un’azione personale da applausi, con tanto di serpentina e tiro preciso alla destra del portiere avversario. Il tris arriva nella ripresa, più precisamente al 62esimo ed è un autogol sfortunatamente realizzato da Arteta che nel disperato tentativo di anticipare Mirallas insacca nella propria porta. Finisce 3-0, ora buona parte dei tifosi dell’Arsenal vuole la testa di Wenger.
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