Juventus's Italian forward Sebastian Giovinco celebrates after scoring a goal during the Italian Serie A football match between Udinese and Juventus at the Friuli Stadium in Udine on April 14, 2014. AFP PHOTO / SIMONE FERRARO (Photo credit should read SIMONE FERRARO/AFP/Getty Images)
Accolto come un re dai tifosi canades, Sebastian Giovinco ha parlato durante il viaggio che dall’Italia lo ha portato a Toronto. Re lo è davvero Seba, almeno economicamente: prenderà infatti 8,6 milioni di euro netti fino al 2020. “E’ stato un colpo di fulmine. Dal giorno in cui Andrea D’Amico mi ha prospettato l’interesse, sono passate 48 ore e il manager del Toronto, Tim Bezbatchenko, è volato a Torino per conoscermi. Loro erano scottati dalla fuga di Defoe e volevano sincerarsi della mia disponibilità. Ci siamo piaciuti subito”.
Giovinco è stato ‘preso’ – prima ancora che con i soldi – con un regalo particolare:
“Mi hanno donato la maglia numero 10: il numero che alla Juve non ho avuto mai. E poi mi hanno consegnato un iPad con tutte le mission del club: sono forti. Durante quel pranzo, non si è parlato di soldi. Ho scelto prima di conoscere le cifre. Io ho deciso subito, pianificando con i miei”.
La Juve, Antonio Conte:
“Il rinnovo era vicino. Poi è calato il silenzio, con la Società che ha fatto sapere al mio agente che il nuovo tecnico aveva altre idee. Allegri non mi ha detto nulla, mai. E’ un tecnico bravo, i risultati sono con lui. Ma ciascuno ha i suoi metodi. Ho chiamato Conte per dirgli del Toronto e mi ha fatto piacere che abbia condiviso il mio passo. Sia chiaro: non gli ho chiesto nulla della Nazionale, né lui mi ha fatto promesse. Chissà, magari un giorno in Canada verrà lui…”.
A Toronto, Giovinco ha due obiettivi: vincere in Mls e riconquistare la Nazionale azzurra:
“Sarei felice di meritarmela. Tengo a precisare che in Italia non ho fallito. Solo chi è invidioso, può pensarla così. Ho vinto due scudetti e mezzo, oltre a due Supercoppe. Avrei potuto fare di più, ma si è creata un’aria strana. Dopo un po’, sotto stato accusato di segnare solo gol non decisivi. Un marchio ossessionante”.
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