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Iaquinta: “Mi sono ritirato per gli infortuni, non perché sono tossicodipendente. Conte stravedeva per me”

Dal Reggiolo alla Juventus, fino al successo Mondiale con la maglia della Nazionale. Si tratta di Vincenzo Iaquinta, che la scorsa estate ha annunciato ufficialmente l’addio al calcio, dopo la non positiva esperienza in prestito al Cesena e l’esclusione dalla rosa dei titolari nella Juve di Conte.

L’attaccante classe 1979 (più giovane di un anno di Buffon, coetaneo di Pirlo, per intenderci) in un’intervista pubblicata oggi da Tuttosport spiega perché ha appeso le scarpette al chiodo così prematuramente.

Potevo giocare altri tre anni, invece mi sono dovuto ritirare. Quando ti fai sempre male, finisci per mollare un po’ mentalmente.

Il riferimento di Iaquinta, 40 gol in 108 partite con la Juventus, è ai tanti infortuni subiti negli ultimi anni di carriera, che gli hanno fatto perdere potenza fisica e continuità. L’ex dell’Udinese (con polemica per un’esultanza contro i friulani – video in apertura) racconta di essere orgoglioso della sua carriera (“rifarei tutto”), ma ammette di avere un rimpianto in particolare:

Mi spiace non esser stato protagonista nella Juve di Conte. Una squadra con una mentalità straordinaria. Sono uscito di scena proprio sul più bello.

Eppure nella prima parte della stagione 2011-12 con Conte sulla panchina bianconera, Iaquinta ha collezionato zero minuti di gioco:

È vero, però stravedeva per me. Ricordo le parole che mi disse quell’estate: “Vincenzo, fammi vedere che sei quello che penso, poi convinco io la società a tenerti”. Purtroppo, però, mi infortunai.

A quel punto il trasferimento in prestito al Cesena (7 presenze, 1 gol e un nuovo grave infortunio). Quindi il ritorno, senza fortuna, a Torino e la decisione di lasciare il calcio giocato. Intanto una marea di voci sul suo conto:

Ne ho sentite di tutti i colori. Tutte falsità dette da gente invidiosa. Su internet scrivevano addirittura che mi stessi disintossicando. Una cattiveria assurda e senza senso che qualcuno aveva tirato fuori già ai tempi di Udine. Pazzesco, io in quei periodi soffrivo da matto perché ero infortunato.

Guai fisici dovuto probabilmente alla forzatura del rientro nel 2009, dopo l’operazione al ginocchio:

Si tentò di farmi rientrare troppo in fretta. Mi dissero di provarci troppo presto, avevo una gamba sottile come quella di mio figlio.

Ora Iaquinta, che racconta di essere ancora in contatto con Marchisio, sta studiando da allenatore perché “voglio prendere il patentino e cominciare con i ragazzini. I miei modelli sono Spalletti, Lippi e Conte”.

Massimo Galanto

Classe 1988, pugliese di nascita, è giornalista pubblicista dal 2010. Scopre il mondo dei blog per caso, dopo esperienze legate ai giornali di ‘carta’. Laureato prima all'Università degli Studi di Bari e poi a La Sapienza di Roma, vive nella Capitale. Ma in questo momento potrebbe essere ovunque.

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