Nell’ombra delle gradinate, dove il pallone rotola lontano dai riflettori e il tifo si trasforma in una questione più complessa, si celano storie di lealtà, tensioni e controversie che raramente emergono alla luce del giorno.
La recente decisione di Andrea Beretta, ex capo ultrà dell’Inter, di intraprendere un cammino di collaborazione con la giustizia dopo il suo arresto del 4 settembre per l’assassinio di Antonio Bellocco, ha sollevato il velo su alcune di queste questioni, rivelando un intreccio fra calcio, giustizia e dinamiche interne poco note al grande pubblico.
Andrea Beretta ha scelto di collaborare con gli organi di giustizia, ed è proprio in questo contesto che emergono informazioni fino ad ora sconosciute. Le trascrizioni dei suoi primi tre interrogatori, depositate alla vigilia di Natale, gettano nuova luce su alcuni aspetti oscuri legati al mondo dell’Inter e della sua tifoseria organizzata: il Corriere della Sera rivela i punti cardine della sua deposizione.
Tra le pagine di questa vicenda, emerge anche un capitolo dedicato alle pratiche di gestione dei tagliandi da parte degli ultras. Beretta ha messo in luce come, attraverso l’associazione “We are Milano”, sia stata condotta un’attività di rivendita di biglietti a prezzi maggiorati, una prassi di cui la direzione dell’Inter sarebbe stata al corrente per mezzo degli addetti ai tifosi e dei dirigenti più vicini alla curva.
Ma la parte più importante degli interrogatori riguarderebbe l’amministratore delegato e da giugno anche presidente dell’Inter. Secondo quanto riferito da Beretta, Beppe Marotta avrebbe giocato un ruolo chiave nell’evitare che su di lui ricadesse una denuncia da parte di Massimiliano Silva, Security Liaison Officer della società. Una decisione presa, stando alle affermazioni di Beretta, su indicazione diretta di Marotta al dirigente, suggerendogli di procedere con una denuncia a titolo personale e non in nome dell’Inter. Questa strategia avrebbe potuto “salvare la vita” a Beretta, sottraendolo alle possibili conseguenze di una denuncia istituzionale.
La reazione di Marotta non si è fatta attendere. Negando con fermezza quanto ricostruito da Beretta, ha sottolineato come simili circostanze siano in netta contrapposizione con le politiche della società nerazzurra mirate a proteggere i propri collaboratori, incoraggiandoli a denunciare alla DIGOS eventuali tentativi di condizionamento o interferenze esterne.
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