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Juventus, Kalulu incredibile: “Non fuori dalla mia portata”

Rinascita Kalulu: da riserva a pilastro Juve. La svolta con Motta, l’exploit in Champions e la fiducia di Tudor. In “Small Talk” il racconto di un talento ritrovato.

Pierre Kalulu sta vivendo un’annata di svolta. Dopo un periodo in rossonero segnato da alti e bassi, con poche chance di mettersi in mostra, il passaggio a Torino gli ha restituito fiducia e centralità. Ma non tutti i giocatori venuti alla Juventus in prestito hanno chiaro il proprio futuro. Thiago Motta lo ha plasmato in un elemento cardine della difesa bianconera, valorizzandone la versatilità e il temperamento. Ora anche con Tudor sembra al centro del progetto. Il picco di questa rinascita è arrivato con la vittoria in Champions League contro il Manchester City, un match che ha esaltato le sue doti e consolidato il suo ruolo in una squadra in crescita. A “Small Talk”, il podcast di Juventus Creator Lab, Kalulu si è raccontato con naturalezza, svelando i retroscena di un percorso fatto di sacrifici e ambizione.

L’adattamento in Italia e l’amore per Torino

Lasciare la Francia per l’Italia non è stato semplice, e Kalulu lo ha ammesso con candore: «Quando lasci la famiglia e il tuo paese, all’inizio ero da solo e non parlavo italiano. I primi sei mesi sono stati duri, ma i videogiochi mi hanno aiutato a trovare leggerezza». Un dettaglio che humanizes il giocatore, mostrando come abbia saputo affrontare le difficoltà con resilienza. Poi, un elogio a Torino: «È bellissima, quasi una città francese. Dal punto di vista estetico la preferisco a Milano, dove però c’è più movimento». Un confronto che rivela il suo legame con la nuova casa, un ambiente che sembra averlo accolto e ispirato nel suo ritorno al vertice.

Sogni grandi e un gruppo unito

Kalulu ha gli occhi di chi guarda lontano: «Ho sempre sognato in grande, mi sono allenato per migliorare. Più crescevo e più vedevo che tutto era possibile e non fuori dalla mia portata, e che potevo giocare contro chiunque». Sullo spogliatoio bianconero, ha scherzato: «Weah è bravissimo a cantare, ha una bella voce. Anche McKennie non è male». Sul successo contro il City, ha chiosato: «Loro sembravano scarichi, ma noi eravamo forti e uniti». Parole che dipingono un Kalulu determinato, a suo agio in una Juventus che punta in alto.

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