Non ci sono ‘se’ e ‘ma’ questa sera: la Juventus contro l’Olympiacos ha a disposizione un solo risultato: la vittoria. Ancora meglio se con due gol di scarto. Pena: l’addio ai sogni di gloria, anche quest’anno, in Champions League. Di più: un fallimento, il primo della sua gestione, da parte di Massimiliano Allegri.

La Juve arriva all’appuntamento con i greci euforica per aver ripreso la vetta in solitaria, ma anche incerottata in difesa. Resiste il dubbio su Asamoah e Ogbonna, con la possibile difesa a quattro e Padoin titolare come esterno di sinistra. Oppure la soluzione che vede Lichtsteiner riproposto nella difesa a tre. Si deciderà all’ultimo. Chiunque scenderà in campo allo Juventus Stadium dovrà dimenticare che si gioca in Europa, dove troppo spesso la Signora fa cilecca.

Toccherà poi ai più esperti – Tevez e Pirlo – far pendere la bilancia dalla parte dei bianconeri. L’Olympiacos visto ad Atene difficilmente si vedrà a Torino: i greci di Michel proveranno a colpire in contropiede. Allegri ha detto alla vigilia che ci sono 95 minuti per vincere. Ed è vero. Ma Madama non dovrà giocare su ritmi blandi. Ci vorrà pazienza, sì, ma anche concretezza. Llorente o Morata, l’altro dubbio della vigilia: chi dei due scenderà in campo, dovrà buttarla dentro.

A costo di essere ripetitivi: non bisogna regalare un tempo all’avversario. Bisogna spingere subito sull’acceleratore, come ai tempi di Antonio Conte. Trovare un gol presto porterebbe tranquillità e si aprirebbero gli spazi. In un certo senso, il Benfica dell’anno passato deve servire da esempio: era sufficiente un gol per andare in finale, ma la Juve partì in sordina. Il cronometro le fu nemico, arrivò il nervosismo. Nonostante i portoghesi in inferiorità numerica nell’ultima mezz’ora. Tutti errori da non fare, così come il cadere nelle provocazioni avversarie. Partita da dentro o fuori, oggi, non da girone. O si vince, o si fa harakiri.

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ultimo aggiornamento: 04-11-2014