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Leonardo: “Mai più al Milan, voglio fare l’allenatore e non il dirigente. Platini è invidioso”

Mai più. Leonardo, ex giocatore, dirigente e allenatore del Milan ribadisce oggi con un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport il suo addio definito dal club rossonero. Il brasiliano spiega:

Non credo che il Milan mi vorrebbe. (…) Dopo quello che è successo (con Berlusconi, Ndr), tornare sarebbe impossibile. Chi dà il pugno si dimentica, ma chi lo prende no.

Il fatto che Leonardo abbia litigato con il Presidente del Milan non è affatto una novità. Ad aprile scorso, l’allora direttore sportivo del Paris Saint Germain aveva detto che “per me il Milan non è Berlusconi, ma un patrimonio internazionale” e aveva affermato che “il club ideale sarebbe con Moratti presidente e Galliani dirigente”. A proposito di Inter (di cui è stato allenatore), il brasiliano, oggi senza incarico e tornato disponibile dopo la sospensione della maxisqualifica decisa dal tribunale amministrativo francese (c’è ancora un processo in corso), ha mostrato ancora una volta interesse nei confronti della società nerazzurra:

Io non so se Thohir mi voglia, in ogni caso ho un rapporto stretto con il presidente Moratti che sa tutto di me, conosce le mie idee. Se Thohir chiamasse, lo farebbe in base alle informazioni che Moratti può dargli. E ricoprire un ruolo qualsiasi a stagione in corso non è il massimo. Questa pausa mi serve per riflettere, ma non voglio stare molto fuori dai giochi. La squalifica è stata molto dolorosa, ma per fortuna, strascichi legali a parte, è finita.

Leonardo, che ha precisato di voler tornare nel calcio come allenatore e non come dirigente perché “un ruolo dirigenziale implica un lavoro politico e il lato politico della questione non mi piace”, mentre “io voglio vivere lo sport”, ha sottolineato che questo Milan “è indietro rispetto all’Inter” in quanto “manca la chiarezza degli obiettivi, che è sempre stata la caratteristica alla base del successo del Milan”.

Leo ha criticato anche il comportamento tenuto da Platini nei suoi confronti perché “è andato in giro a dire cose inaccettabili e infondate su di me” e lo ha definito “un politico e un invidioso”. Infine, dopo aver detto di preferire Ronaldo a Messi perché “la sua personalità si è evoluta, mentre la crescita umana e del personaggio Messi un po’ manca. Non si nota, e anche il campo alla fine ne risente” e Mourinho a Guardiola, il brasiliano ha rivendicato con orgoglio la scoperta di Kakà:

È stato il primo affare concluso da dirigente del Milan. Lo considero l’affare perfetto, sia a livello calcistico che a livello umano. Con Kakà si è creato un legame che non si è mai spezzato, è un amico.

Massimo Galanto

Classe 1988, pugliese di nascita, è giornalista pubblicista dal 2010. Scopre il mondo dei blog per caso, dopo esperienze legate ai giornali di ‘carta’. Laureato prima all'Università degli Studi di Bari e poi a La Sapienza di Roma, vive nella Capitale. Ma in questo momento potrebbe essere ovunque.

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