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Suarez si racconta: “Trattato da criminale ma i miei morsi sono innocui”

Luis Suarez e il Barcellona, una storia d’amore che ancora deve sbocciare, almeno in termini numerici: dopo 61 gol negli ultimi due anni di Liverpool, il formidabile attaccante uruguaiano ha fin qui disputato tre partite (una sola per intero) con la maglia blaugrana non essendo ancora riuscito a gonfiare la rete. Sicuramente colpa della squalifica inflittagli dalla FIFA dopo il famigerato morso rifilato a Giorgio Chiellini durante i Mondiali brasiliani, un “vizietto” recidivo che ha rischiato di mettere a repentaglio addirittura la sua carriera; oggi su Sport è uscito uno stralcio della sua autobiografia in cui ritorna sul fattaccio:

“La gente mi tratta come un criminale, ma parlate coi miei compagni di squadre e chiedete loro cosa pensano. Il Barcellona sapeva che avrei potuto avere qualche problema e se mi avessero chiesto di firmare una clausola per i morsi, l’avrei firmata. Ho rischiato la mia carriera dopo quel morso. Certo, è stato un errore. Era la terza volta e ho bisogno di aiuto. Forse però sono anche un bersaglio facile: qualcuno può rompere una gamba a un altro e non essere punito. Il morso spaventa molti, ma è innocuo. Non ho mai morso come Tyson per fare male”.

Si tratta di un vero e proprio impulso incontrollabile, lui stesso lo riconosce e chiede aiuto; di certo però non accetta il trattamento postumo, i giorni successivi all’accaduto quando ha firmato coi catalani:

“Dovevo pianificare tutti gli spostamenti poi per non trovare paparazzi a scattare foto quando facevo qualunque cosa non legata al calcio. La FIFA mi ha costretto a firmare un contratto quasi clandestinamente. Con il Barcellona tutto era stato pianificato in modo che nessuno potesse vederci e non ci fossero immagini. Tre auto da tre uscite diverse, nel caso la stampa fosse stata avvertita. Ho vissuto alcuni giorni con i suoceri a Castelldefels, mi ero già abituato a tutto e ho lasciato casa nascosto in macchina per ingannare i paparazzi”.

Suarez rivela poi di esser stato vicino all’Arsenal:

“Sarebbe stato un grosso errore. Me lo ha detto anche Gerrard, quando sono andato a prendere le mie cose: ‘Gioca bene al Liverpool, prenditi un altro anno ed il prossimo andrai al Bayern, al Real o al Barcellona’. All’inizio in Spagna mi sentivo un ospite, come qualcuno che aveva vinto un concorso per essere lì ma al primo allenamento Luis Enrique disse: ‘Finalmente hanno liberato il prigioniero da Guantanamo ed è con noi ad allenarsi’. Ho faticato a non arrossire”.

Calciatore spettacolare, fondamentalmente corretto sul rettangolo verde e fuori, con un passato difficile e la caparbia di inseguire i sogni e l’amore tipica di chi ha fame di arrivare lì dove s’è sempre prefissato. Peccato, davvero peccato, che ogni tanto ceda alla tentazione di mordere gli avversari: ci ricascherà anche al Camp Nou?

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