Tutto ebbe inizio nel 2010, quando la Procura di Milano ha iscritto per la prima volta Paolo Maldini nel registro degli indagati: il rinvio a giudizio avvenne il 28 marzo del 2011 con accuse molto pesanti per uno come lui, da sempre considerato un esempio dentro e fuori dal campo. Secondo l’accusa, Maldini e altri imprenditori, avrebbero elargito nel 2009 tangenti ad un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, Luciano Bressi, per evitare i controlli fiscali e ottenere una verifica fittizia sull’esito di una grossa operazione immobiliare. Nonostante Bressi avesse patteggiato tre anni e ci fossero secondo l’accusa intercettazioni compromettenti di Paolo Maldini, l’ex campione rossonero è stato assolto in primo grado “per non aver commesso il fatto”.
La sentenza di assoluzione, però, è stata oggetto di appello da parte del pm Paola Pirotta. Ieri l’accusa ha formulato le nuove richieste di condanna nei confronti di Maldini: un anno e otto mesi di reclusione. L’ex calciatore era presente in aula, ma in merito alla vicenda non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Dopo l’assoluzione in primo grado, Maldini aveva parlato di fine di un incubo, ma la vicenda è tutt’altro che chiusa. Rimane comunque ottimismo nel suo entourage, come confermato dal suo legale, Danilo Buongiorno:
“Paolo deve essere assolto anche in appello: non ha fatto nulla di male – afferma l’avvocato – e non ha commesso nessun reato”.
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