Il Real Madrid si appresta a vivere una nuova finale continentale: ma non sempre la Supercoppa Europea ha portato gioie alle Merengues

Il Real Madrid e la Supercoppa Europea: mercoledì sera il fischio d’inizio si avrà alle ore 21. Si gioca in Finlandia presso l’Helsinki Olympic Stadium e apparentemente i pronostici della sfida contro l’Eintracht di Francoforte sono tutti dalla parte dei Blancos di Ancelotti.

I motivi sono riassumibili in 3 fattori:
– Il diverso peso specifico dei due club a tutti i livelli (storico, tecnico e qualsiasi voce si voglia mettere). La bacheca europea recita una differenza macroscopica: 14 coppe dalle grandi orecchie fanno bella mostra alla Casa Blanca, un affollamento di oggetti senza eguali al mondo; 2 preziose ma minori vittorie in Coppa Uefa e poi nella versione rinnovata Europa League dalla parte della squadra di Francoforte, che comunque è decisamente meglio di niente.
– Il momento non semplice (per usare un eufemismo) dei tedeschi, reduci da un esordio in campionato dove sono stato travolti dal Bayern con punteggio tennistico. Ma più dei 6 gol incassati dai campioni di Germania – pur sempre un attacco atomico anche senza Lewandowski – a preoccupare è il crollo della prima mezz’ora (0-3), premessa per andare al riposo sotto una cinquina umiliante. Se poi aggiungete l’imminente partenza di Kostic in direzione Juventus, si può senz’altro nutrire qualche riserva sulla capacità di tenuta delle Aquile.
– La capacità del Real Madrid di saper correre sul filo. O, addirittura, di non cadere nel precipizio quando sembra che ormai la probabilità che accada si avvicina al 100%. É esattamente ciò che è successo nell’ultima trionfale edizione di Champions League in 3 circostanze: la tripletta di Benzema nell’ultimo terzo di gara con il Psg, che stava passeggiando al Bernabeu manco fosse a una sfilata di moda a Parigi; il gioiello estratto da Modric a 10 minuti dal termine di Real Madrid-Chelsea, quando ha trovato l’inserimento in area di Rodrygo, permettendo di raggiungere supplementari che sembravano impensabili vedendo l’inerzia della gara; infine, in un crescendo che emotivamente ha coinvolto il mondo intero, i due pazzi minuti che hanno rovesciato la gara con il Manchester City: doppietta di Rodrygo e poi bolla finale nell’extra time di Benzema.

Se è stato un metodo, c’è di mezzo Hitchcock (consiglio per i più giovani: date un’occhiata a come costruiva la suspense nei suoi film). Se è stato un caso, il calcio lo ha inventato il diavolo (frase tipica di Allegri, pronunciata almeno in 3 circostanze. Ma anche Ciro Ferrara vi è ricorso in qualità di commentatore per spiegare come in un attimo può cambiare tutto). Se è una caratteristica consolidata, allora Ancelotti può dormire ancora più placidamente, la squadra è abituata a risvegliarsi da sonni profondi e vincere anche quando non sembra meritarlo fino a quando decide di aprire gli occhi e ricordarsi che è il Real Madrid.

Tutto apparecchiato, quindi, per un’ulteriore celebrazione, per un successo facile facile? A vedere la Storia, si direbbe di no. Perché la super corazzata madridista – vuoi per distrazione estiva, vuoi per valore dell’avversario o vuoi perché anche il diavolo ogni tanto gli si gira contro – è proprio nella Supercoppa che conserva una vulnerabilità che non denuncia altrove.

I numeri dicono che nella grande Europa il Real ha perso “solo” 3 finali su 17, peraltro tutte quando la Champions League era ancora Coppa dei Campioni. Nel filotto degli ultimi anni è andato qualche volta vicino al ko (vedi Atletico Madrid), ma generalmente i rischi di bucare l’appuntamento sono stati ridotti al minimo e non sono mancate affermazioni nette (4-1 alla Juventus, 3-1 al Liverpool). Invece, il saldo in Supercoppa è decisamente più equilibrato: 4 vittorie, 3 sconfitte. Con qualche forma di autolesionismo che va ripassata (e tradotta prontamente in tedesco per dare morale all’Eintracht).

Nel 1998 il Real Madrid vive la sua prima volta nella Supercoppa e perde a Monaco contro il Chelsea. E rivedendo la rete di Poyet che decide l’incontro ci si chiede come sia possibile vedere la difesa blanca con così pochi uomini a proteggere la porta di Illgner, non basta la scusante che si è a 8 minuti dal termine e le energie iniziano a mancare.

Va peggio due anni dopo. Il Real viene sconfitto dal Galatasaray e il golden gol è siglato da Jardel (3 presenze nell’Ancona dimenticabili, in una carriera invece ricca di momenti alti). Il “peggio” è che poi l’attaccante brasiliano colpirà ancora le merengues in Champions League, in una gara dove gli spagnoli passano dal vantaggio di 2 reti alla sconfitta per 3-2. Cose turche, ma antiche.

Per arrivare invece ai ricordi freschi, quelli che qualche traccia la lasciano ancora, c’è il derby europeo del 2018 con l’Atletico Madrid. Con legittimo desiderio di vendetta di Simeone che stavolta prevale lui nell’extra-time. Un successo alla fine meritato e sudato, anche se il Real, che pure era andato sotto dopo neppure un minuto ma era riuscito a fare il sorpasso, se le deve prendere solo con se stesso per degli errori difensivi non degni di una squadra regina d’Europa. L’uscita di Casemiro sul 2-1 fa crollare la squadra. Marcelo ci mette del suo perdendo un pallone da cui poi si origina il 2-2, per poi svirgolare all’ultimo secondo di gara un altro pallone, quello della possibile vittoria servita su un vassoio da Bale. Nel supplementare il Real sparisce. Ancora una palla persa – stavolta da Varane – dà il via all’azione del 3-2 di Saul e 5 minuti dopo Koke mette a ko un avversario alquanto vacillante.

In Finlandia ci si gioca solo una piccola parte del futuro, il Real ad ogni sconfitta in
Supercoppa ha poi reagito conquistando altri trofei (2 Coppa Intercontinentali-Mondiale
per Club e una Liga). Semmai c’è in gioco la persistenza di quell’affermazione – «Il Real
Madrid vince sempre le finali
»
– che tutti pensiamo non senza ragione che sia un postulato
del calcio di tutti i tempi.

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ultimo aggiornamento: 09-08-2022